martedì 17 dicembre 2024
A livello globale il settore vale oltre 600 miliardi e nel 2026 raggiungerà i 1.800 miliardi, trainato dalla Cina e dagli Stati Uniti. Mancini (Esa): importante la complementarità in Europa
Cosa c'è dietro il boom dell’economia dello spazio

Reuters

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«L’immagine della Space Economy, dal punto di vista dell’Europa, è certamente positiva, dato che occupa un ruolo fondamentale in molti aspetti di cui, fra gli altri, quello dei lanciatori, delle infrastrutture e dei programmi Galileo e Copernicus». Pierluigi Mancini è un ingegnere dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), e dirige il Programma Navisp, che mira a promuovere il successo dell’industria europea nel mercato globale della navigazione satellitare, e più in generale delle tecnologie e dei servizi di Posizionamento, Navigazione e Timing. La New Space Economy, secondo le stime presentate ieri per la Giornata dello Spazio, si prepara un grande balzo: dai 630 miliardi di dollari del 2023 ai 1.800 miliardi di dollari entro il 2036. Anche l'industria spaziale italiana mostra ottime prospettive: ha raggiunto un valore di circa 2,9 miliardi di euro (nel 2021) ed è destinata a espandersi anche grazie agli investimenti pari a circa 7,3 miliardi di euro previsti per i programmi spaziali fino al 2026.

Mancini ha lunga esperienza in programmi satellitari Esa, ed è stato responsabile delle divisioni Strategia e Studi di fattibilità presso la direzione delle Telecomunicazioni e delle Applicazioni Integrate dell’Esa. Lo intervistiamo in occasione del NewSpaceEconomy Expoforum 2024, che si svolge in questi giorni a Roma. «Il valore attuale della Space Economy – dice Mancini – è particolarmente elevato e positivo, sia in termini di considerazione e visione sia in termini di cifre economiche tanto che il valore attuale del mercato si attesta a varie centinaia di miliardi di euro. Quello che è importante osservare è che il ritorno degli investimenti è pari al doppio, a conferma dei virtuosi servizi dell’infrastruttura spaziale. In più, si rende necessario guardare a questo settore dell’economia attraverso due differenti prospettive: è, infatti, preponderante la cifra degli investimenti istituzionali in un mercato guidato particolarmente da Cina e Usa, che investono nella crescita della Space Economy come costola di un’intera strategia di difesa». Una realtà che è esplosa negli ultimi anni, anche grazie all’ingresso dei privati in campo spaziale.

«Sicuramente, in particolare negli Stati Uniti, i privati hanno avuto un ruolo di straordinaria importanza – conferma Mancini –. Il termine NewSpace nasce proprio dall’esigenza di definire la corsa allo spazio delle aziende private nel campo della progettazione e dello sfruttamento delle risorse aerospaziali. Anche l’emergere di nuovi modelli di business, come SpaceX e Starlink, stanno contribuendo a cambiare il modo di sviluppare le possibilità che ci offre lo spazio». Il settore abbraccia molte discipline, ma alcuni settore se ne avvantaggeranno più di altri. « L’ecosistema Positioning, Navigation e Timing sarà nel prossimo decennio il settore di maggior interesse in quanto a ritorno sugli investimenti. Ancor più delle telecomunicazioni e dell’osservazione della Terra, ritengo che le prospettive di crescita all’interno di questo mercato assicureranno i migliori benefici». E poi, il ruolo dell’Europa: «Nel mercato generato a partire dagli investimenti globali, l’Europa ha un ruolo fondamentale riuscendo a occupare all’incirca il 23 per cento del global downstream market. Ciò che contribuisce a una dinamica virtuosa, che poi si traduce anche in un migliore supporto all’ecosistema di imprese capaci di competere sui mercati globali, è la complementarità in Europa tra i vari sforzi istituzionali a livello nazionale ed europeo» aggiunge l’ingegnere dell’Esa. Senza dimenticare l’Italia: «La nostra ambizione a ricoprire un ruolo centrale all’interno della dinamica economica dello spazio non è nulla di nuovo, bensì qualcosa che si rinnova dal passato. Da sempre, infatti, in virtù di una nota capacità industriale di primissimo livello, il nostro solido tessuto industriale e lo sviluppo di valide infrastrutture hanno dimostrato, nel tempo, che rivestiamo già un ruolo guida. Ci prepariamo per avanzare lungo questa traiettoria di crescita positiva».

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