martedì 17 dicembre 2024
Anche questa lista sarà secretata. Pronto il decreto per prorogare il sostegno al 2025. Rete pace e disarmo: «Strategia inefficace. E l’assenza di trasparenza è solo un favore all’industria bellica»
Un'industria bellica che produce missili

Un'industria bellica che produce missili - Imagoeconomica

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E dieci. Nuovi armamenti in partenza prossimamente dall’Italia a sostegno della difesa ucraina. Il decimo pacchetto di aiuti militari italiani a Kiev - e il quarto firmato dal governo Meloni - è contenuto in un nuovo decreto interministeriale, che sarà illustrato domani al Copasir dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Pezzo forte dell’invio dovrebbero essere i missili Aster per il sistema di difesa aerea italo-francese Samp-T. «Il continuo invio di armi non ha cambiato gli esiti del conflitto - commenta Rete italiana pace e disarmo - e secretare il tipo di armamenti è indice di poca trasparenza, che può essere usata strumentalmente per giustificare nuovi acquisti al fine di colmare gli arsenali che sarebbero svuotati dagli invii».

Tra il materiale da inviare - l'elenco è secretato come sempre, a differenza di molti altri Paesi europei - dovrebbero trovare spazio i missili Aster che armano il sistema Samp-T inviato a Kiev nei mesi scorsi. A giorni, poi, il Consiglio dei ministri approverà il decreto legge che proroga al 2025 l’autorizzazione alla cessione di «mezzi, materiali ed equipaggiamenti alll’Ucraina». Il supporto italiano al Paese invaso quasi tre anni fa dai russi prosegue, dunque, in attesa della svolta annunciata dal prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. «L’Ucraina potrà contare sul nostro convinto sostegno militare, economico, diplomatico e umanitario», ha assicurato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Continueremo nel nostro convinto sostegno alla legittima difesa dell’Ucraina», ha affermato da parte sua la premier Giorgia Meloni. E il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ribadito che «vogliamo difendere il loro diritto a sopravvivere».

Gli armamenti da spedire secondo la Difesa italiana vanno incontro alle necessità attuali dell'Ucraina, sotto una pesante campagna di bombardamenti contro le reti energetiche ed infrastrutturali. Solo negli ultimi giorni le forze russe hanno attaccato con 49 droni. Da qui l'importanza dello scudo aereo rappresentato dal Samp-T che, però, deve essere prontamente rifornito dei munizionamenti: i preziosi - in tutti i sensi - Aster 30, in grado di intercettare il bersaglio fino a 120 km di distanza. Il problema è che ogni missile ha un costo di ben 2 milioni di euro. Nelle settimane scorse Crosetto ha più volte sferzato il consorzio italo-francese Eurosam che produce il sistema chiedendo il raddoppio della produzione.

Accanto ai sistemi di difesa aerea l'Italia invierà munizionamenti, armi, gruppi elettrogeni ed i mezzi necessari a non lasciare sguarniti gli arsenali e le infrastrutture ucraine pesantemente intaccati dalla guerra. Anche l'amministrazione Usa pochi giorni fa ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti. L'obiettivo, concordato con il Gruppo di contatto Ramstein che riunisce - sotto il coordinamento americano - gli oltre 54 Paesi che sostengono Kiev, è non far guadagnare ulteriori territori alla Russia in vista dell'apertura di un tavolo delle trattative con l'insediamento di Trump.

«Il continuo invio di sistemi di arma si è rivelato inefficace per arrivare a una soluzione di pace vera - afferma Francesco Vignarca di Rete italiana pace e disarmo - o quantomeno per abbassare il livello del conflitto. Servirebbe invece un vero percorso per un cessate il fuoco e un successivo negoziato. È quello che il movimento pacifista in tutto il mondo chiede da tempo, facendo eco alle parole di Papa Francesco». L’analista della rete di associazioni pacifiste sostiene poi che «è incredibile che a quasi tre anni dall’inizio della guerra il nostro Paese sia uno dei pochi a non dare trasparenza sull’invio di sistemi d’arma. Non c’è nessuna necessità bellica - afferma Vignarca - ma è una scelta dettata solo dalla volontà di silenziare le critiche interne. Siccome però da un ipotetico depauperamento dei nostri arsenali passa anche la giustificazione all’acquisto di nuove armi - quest’anno la Manovra stanzia 13 miliardi in armamenti - ecco allora che questa opacità è un problema, perché favorisce ancora una volta l’interesse dell’industria militare».

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