C’è del marcio a Siena (e non solo). Giulio Tremonti, oggi a capo del movimento 3L (Lista lavoro e libertà) alleato della Lega presente con le liste in tutt’Italia, guarda alle vicende senesi e al ruolo di Mario Draghi oggi alla Bce. Ma soprattutto scruta il fiorire in corso di proposte elettorali. E non commenta le evoluzioni possibili nel Pdl, con Berlusconi che si candida ogni giorno come futuro ministro dell’Economia: «Voglio che questa sia un’intervista seria», premette sornione.Poi, subito, spara: «Ha visto la prima pagina del
Wall Street Journal sul prestito "segreto" di Bankitalia a Mps nell’ottobre 2011? – ci dice l’ex ministro –. Se vera, è una notizia devastante per lo scenario opaco che svela. Un prestito "segreto"! Bisogna fare chiarezza. Noto che il governo su questo ha taciuto nell’audizione in Parlamento, a proposito del ruolo di Bankitalia. Mi vien da dire: esistono due categorie di uomini, quelli di dovere e quelli di potere...»
Ma esiste un problema di "peso" delle Fondazioni nelle banche?Preciso alcune cose. Primo: la Corte Costituzionale ha sancito che, in base alla "legge Ciampi", le Fondazioni sono soggetti privati e il Tesoro esercita per questo solo un controllo di legittimità formale. Una intrusione sostanziale lederebbe i loro diritti. L’azione della Fondazione sull’operazione Antonveneta non fu sindacata dall’allora ministro Padoa-Schioppa e credo che abbia fatto benissimo, non poteva fare di più. Secondo: se la legge prevede dei
ratios di indebitamento, il Tesoro deve valutare soltanto se sono o no rispettati. Così è stato nell’agosto 2011: se fosse stato diverso, la Fondazione avrebbe fatto causa allo Stato per danno erariale. Quello del Monte non è un problema legato alla Fondazione, ma al fatto che la banca era ed è un grande centro di potere. Come si spiega che non hanno mai avuto una sanzione? C’è qualcosa che non va. Un’ispezione di Bankitalia a una normale Cassa rurale è super-impegnativa...
Servono allora nuove regole?Già dopo il caso Parmalat è stata cambiata la legge bancaria, che fu definita da tutti ottima. Il problema non sta nelle regole, ma negli uomini.
Veniamo al dibattito elettorale.Colgo, in tanti contendenti, elementi di una qualche asimmetria tra le idee messe in campo e la realtà sottostante. Si continua a guardare a Bruxelles e a sperare che allenti la sua stretta, ma si ignora che dalla crisi in poi quello che conta non è quanto si pensa a Bruxelles, ma quel che pensano i mercati sulla sostenibilità del tuo debito pubblico. Se questo aumenta di 50 miliardi - Ue o non Ue - devi trovare chi ti compra 50 miliardi. Il debito italiano è già al 128% del Pil, dovrebbe scendere e non salire. Quello di pensare di poter rinegoziare in sede Ue è un approccio anacronistico. Un errore simile l’ha fatto Hollande in Francia: ha vinto le elezioni, poi ha dovuto fare una conversione a U.
Vede molti errori "elettorali"?È fondamentale capire - e pochi lo notano - che stiamo entrando nel 6° anno di crisi, 2008-2013. Il tempo non è uguale, isotropo: via via che si sviluppa la crisi, l’organismo sociale ed economico si indebolisce, a volte non proporzionalmente. Anche per questo molte proposte sembrano surreali. In ogni caso, servirebbe un po’ di par condicio: chi accusa Berlusconi per lo sgravio Imu da 4 miliardi non può essere Bersani che propone una manovra grande 10 volte di più: 50 miliardi di maggior debito da collocare sul debito per ripagare i crediti alle imprese. È un’idea demenziale, infantile e destinata a far salire il debito. La priorità del Pd non dovrebbe essere pagare la cassa integrazione?
Per Monti una manovra non serve.Monti sostiene così dicendo che la Ue gli correggerà i suoi numeri per il ciclo economico, ma ignora due cose: non siamo in un ciclo, ma in una crisi; e a Londra, a New York e in Asia non tengono conto dei "permessi" europei, ma solo del maggior debito eventuale. Nel bilancio c’è una voragine enorme. Va messa in conto una correzione da 7 miliardi nel 2013, 14 a regime. E dietro non c’è l’ossequio a criteri europei. Semplicemente servono i soldi per pagare la Cig, gli esodati, il rinvio dell’aumento Iva da luglio e altro ancora.
Lei cosa farebbe al governo?La prima cosa è dare ossigeno: metterei il Tfr in busta-paga, farei un contratto di lavoro ad hoc per le Pmi, metterei subito in campo una grande banca pubblica come la tedesca KFW, pilastro dell’economia sociale di mercato, con facoltà di rilasciare garanzie di Stato. Ora ne parla pure Grillo, ma non per questo è un’idea sbagliata: si può fare in un giorno, basterebbe una norma che doti di nuovo capitale la Cdp e le dia il beneficio delle garanzie. Da noi, invece, la discussione elettorale su cosa fare il primo giorno di governo è sui matrimoni gay, sullo
ius soli... Ricordo che Roosevelt il primo grande discorso al caminetto per radio, nel 1933, lo fece sulle banche con il "Glass Steagal Act", non su altro.
E l’Imu?Io ho avviato una procedura per farla sancire incostituzionale dalla Corte Costituzionale. Anche in questo caso andrebbe restituita l’imposta già versata. La copertura va trovata riducendo i trasferimenti che l’Italia fa al fondo Ue salva-banche. Si può cancellare poi l’Irap sulle imprese in perdita. Ma la cosa più realistica è non aumentare le tasse, anche perché con la crisi non darebbero più gettito.
Si parla poco di spesa pubblica da tagliare. Il centrodestra è credibile, dopo che nei suoi anni di governo la spesa è salita?Guardiamo i fatti: nel 2008/11 lo
spread è stato a 113, il deficit scendeva più che negli altri Paesi, il debito saliva molto meno. Una parte della moralità e dell’onesta sta anche nel non fare confusione sui numeri. Peraltro ricordo che, fino all’agosto 2011, Monti sul
Corsera mi riconosceva di aver tenuto i conti in modo magistrale e di aver evitato la Grecia. Se non è un caso di omonimia, noto contraddizione fra il Monti commentatore e il Monti politico-polemista. Poi venne la lettera della Bce, con cui all’Italia furono poste condizioni che io definisco un ricatto. Siamo stati l’unico Paese pugnalato alle spalle in questo modo.
Non salva nulla dei 13 mesi di Monti?Io non ho mai votato un suo decreto. Il suo è stato un governo-
monstrum nella storia della democrazia europea. Per inciso, un Paese del G7 non è mai sull’orlo del baratro. Vi è stata un’operazione di terrore ideologico, per non mandare gli italiani al voto. In Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna hanno votato, pur in una crisi peggiore di quella italiana. Il governo tecnico avrebbe dovuto darci stabilità finanziaria, crescita economica, normalità politica. Non abbiamo nulla di tutto ciò.
Come si è arrivati a ciò?Vorrei ricordare la "Repubblica" di Platone: lì la politica è
Techne politiké, la forma superiore della tecnica. Devi conoscere la nave, l’equipaggio, le correnti, i fondali, i venti, ecc. Sono caratteristiche che forse difettano a tanti politici, ma certamente sono mancate nei tecnici. Non governi un grande Paese G7 nella crisi se non hai mai governato.
Ma se l’esito delle urne sarà incerto, bisognerà tornare al voto?Io faccio un’analisi. Sopra c’è il 30-35% che non vota, ma non è il "mandato in bianco" di una volta: è un’astensione "reattiva", negativa. Sotto c’è Grillo, che sorprenderà prendendo molto più del 15%. In questo scenario, il Pd che dice di avere il 30% avrà solo il 21% effettivo! I grandi problemi non li gestisci coi piccoli numeri. Una coalizione di fatto minoritaria nel Paese non offre grandi garanzie. Può essere la replica del governo Prodi: anche con il Pil al 2%, fece solo 5 mesi effettivi e 15 di agonia.