Don Paolo Camminati, morto il 21 marzo a Piacenza
«Una forma di misericordia, una carezza per noi e per la nostra terra martoriata dall’epidemia». Non ha dubbi Elena Camminati - sorella di don Paolo, il parroco di Piacenza morto per coronavirus il 21 marzo a 53 anni - ripensando alla telefonata che mai avrebbe pensato di ricevere, quella di papa Francesco. Un «balsamo» sulla ferita – lo definisce così – che ha voluto condividere sul suo profilo Facebook, perché la consolazione scenda su tutte le famiglie delle oltre novecento vittime del Covid-19 a Piacenza e provincia che, come la sua, sono nella prova.
«Pronto, signora Elena?». È l’ora di pranzo del 13 maggio e sul cellulare comprare un numero sconosciuto. Di solito queste chiamate le ignora, ma aspetta notizie dall’istituto comprensivo di Alessandria che dirige da settembre. «Sì, chi parla?». «Sono papa Francesco». L’emozione è tale da togliere le parole. «Ma ho chiaro quel che ha detto lui, l'empatia perfetta che ti avvolge, la saggezza grande che ti illumina». Sapeva tutto del Camo – come lo chiamano gli amici –, parroco a Nostra Signora di Lourdes col progetto di una casa per i lavoratori precari, assistente diocesano di Azione Cattolica, in passato responsabile della Pastorale giovanile. Ha voluto riservare un pensiero speciale per mamma Carmen. «Il Papa si è chinato su di noi, prendendo in mano un telefono, senza intermediari o cerimoniali. La Chiesa è questa - riflette Elena -. Sono certa che Paolo è contento per mamma, alla sua pena ha rivolto gli ultimi faticosi pensieri, ma anche alla sua città che ha bisogno di benedizione».