Di chi sono le responsabilità della crisi? È sotto gli occhi di tutti che molti hanno rubato e sprecato a dismisura perché chi poteva fermarli si è lasciato corrompere. Ora dobbiamo trovare il coraggio di rinascere. Se non vediamo con occhi nuovi quello che ci sta piombando addosso, rischiamo di entrare in una tragedia dai contorni inimmaginabili. Occorre far di tutto perché alcune categorie che non hanno sempre vegliato, che sono state sovente di parte, rientrino in se stesse. Penso a giudici, giornalisti, ai rappresentanti delle religioni, che hanno il compito di custodire il bene di tutti. Chi ruba, chi passa con il rosso infrange la legge e va sanzionato, chiunque esso sia. La notizia è notizia se libera da colori e interessi di parte. Questo vale anche per l’apparato giudiziario, chiamato ad applicare lo stato di diritto, e per le autorità religiose che promuovono comportamenti etici e solidali. La crisi economica è inseparabile da quella politica? Soprattutto c’è una crisi di cuore, tocca il sentimento di appartenenza alla comunità. Così muore la politica. Che politica è infatti senza bene comune, se ognuno cerca il suo bene non insieme, ma contro quello altrui? Ritengo inaccettabile il comportamento dei parlamentari che per non perdere il diritto al vitalizio per me immorale - hanno contribuito a non far cadere il governo. È stato sempre così ed è stato sempre sbagliato. Amici del Sermig come Helder Camara, il Cardinale Pellegrino, Sandro Pertini, Madre Teresa quale lezione di speranza e carità hanno lasciato? Questi e molti altri maestri, primo fra tutti dom Luciano Mendes de Almeida, hanno dato fiducia a dei ragazzi, come eravamo noi quando li abbiamo incontrati. Grazie a questo siamo cresciuti e attraverso di noi in 47 anni milioni di persone ne hanno aiutate altrettante. Mi commuove ancora il gesto del Presidente Sandro Pertini l’11 aprile del 1984 quando venne a inaugurare la nostra casa. Aveva saputo delle nostre difficoltà e voleva aiutarci. In quell’occasione disse: 'Chi tocca Olivero, tocca me'. Così è iniziata una tradizione che coinvolge le più alte autorità e i più alti testimoni del nostro tempo che vengono all’Arsenale della Pace a vedere come i giovani realizzano i sogni. E mi commuove pensare a Giorgio Napolitano che ci ha visitati il 19 marzo scorso con questa motivazione: 'Siete costituzione vivente'. Invitiamo il Presidente del Consiglio Mario Monti a venire ad ascoltare giovani che non insultano, ma propongono. Povertà e fame li sfidano, come mezzo secolo fa. Ogni giorno 100mila morti per fame reclamano la nostra commozione e l’impegno fattivo, come il samaritano sulla strada per Gerico. La costruzione di un mondo migliore non si fonda sulle speculazioni finanziarie, ma sulla responsabilità. L’umanità, credente e non, deve rimettere in discussione l’impiego di tempo, energie, creatività a servizio del bene comune. Circolo virtuoso che crea lavoro, salute, scuole, cibo, acqua e dignità anche in luoghi e situazioni 'impossibili'.Allora servono sobrietà e nuovi stili di vita. Sei d’accordo? Sono convinto da anni che viviamo al di sopra delle nostre possibilità almeno per un 20-30%. Dobbiamo finalmente esserne consapevoli, avere l’autorevolezza e l’umiltà di saperlo spiegare e di chiedere conversione per curare le cause, non solo gli effetti. Ma senza legalità non si va da nessuna parte. Mi piange il cuore sapere che siamo uno dei Paesi più corrotti al mondo. Significa che schiere di cattivi maestri ci hanno assicurato che evadere le tasse era un bene e un diritto. Con tali falsi principi abbiamo 'educato' intere generazioni. Sentire l’urgenza e la necessità di denunciare le distorsioni significa entrare in una credibilità nuova, dura, ma è questa la via della speranza. Sento che è possibile vivere bene in una società dove tutti insieme rispettiamo le regole. Troviamo il coraggio di rientrare nella legalità! E poi avremo la forza morale di dire alle mafie e a tutti i gruppi segreti: 'Convertitevi!'… di dire alla gente: 'Paghiamo le tasse'… di dire al mondo: 'Riscopri l’etica!'. Ma per uscire da una situazione con i contorni di una guerra mondiale dobbiamo rimboccarci le maniche. La questione giovanile è risolta? No e non è stata affrontata seriamente. Da una delle nostre inchieste emerge che il 98% dei giovani non ha fiducia in nessuna istituzione, che l’85% ha paura del futuro e la percentuale di violenza di questa società è indicata fra il 62 e l’85%. I giovani sono i più poveri per le difficoltà che affrontano ogni giorno e per le potenzialità inespresse. Sono imbottiti di niente presentato come il tutto. La generazione dei padri è responsabile di aver proposto per anni la cultura del 'minor danno' anziché quella del massimo bene. Così droga e sballi sono un diritto e la libertà individuale una divinità. Sto con i giovani notte e giorno. Non sopportano le ingiustizie, ma non hanno la forza di contrastarle e impegnarsi da soli. Perciò da anni chiediamo alle istituzioni di valorizzarli come 'patrimonio dell’umanità' e agli adulti di diventare riferimenti credibili. I giovani sono disposti a convertirsi se trovano non parolai, ma testimoni. Cosa deve fare l’Italia per loro? Metterli al centro con una visione a lungo termine e politiche per aiutarli a scoprire potenzialità e talenti. Investiamo per creare occupazione, cultura d’impresa, innovazione. Coinvolgiamoli in organismi consultivi. Stiamo dando vita ad un’associazione tra sindaci per tradurre i principi in scelte amministrative. E tu cosa proponi? Prepararsi alle responsabilità della vita con la formazione permanente. Con loro cerchiamo uno stile di vita coerente con gli ideali che affermano, l’unico che può dare autorevolezza e credibilità alle richieste. Impariamo ad abbassare il nostro io avido e impaurito perché la bellezza seminata in noi ci innalzi a grandi cose. Diciamo a ciascuno: 'Non aspettare soluzioni, diventa pastore, entra in politica, nella scienza, nello sport, nella cultura portando ciò che serve al mondo per migliorare'. I giovani puri, indomabili non saranno signori della guerra e dell’economia, ma seguiranno la logica di Dio. Anche la Chiesa deve pagare le tasse sul patrimonio immobiliare?Penso che la Chiesa, le Chiese e gli enti la cui opera ha rilevanza sociale abbiano diritto a un trattamento di riguardo dallo Stato perché si prendono cura di poveri ed emarginati. Le agevolazioni che sostengono queste finalità sono sacrosante, il resto no. Questa per me è la chiave perché la Provvidenza continui ad operare. C’è una ricetta per risollevare l’Italia? Il nostro petrolio è il turismo. Nessuno ha le nostre bellezze naturali e il 60-70% delle opere d’arte del mondo è qui. Il recupero dell’ambiente e dei beni culturali, il turismo di massa e d’elite potrebbero dare lavoro qualificato e duraturo a tanti giovani. Chi ci governa deve convincersene, investire e proporre itinerari nuovi e affascinanti. L’Italia di Michelangelo, Giotto, Raffaello deve tornare ad essere un’eccellenza culturale, le nostre università ad attrarre giovani da tutto il mondo. È un incoraggiamento al nostro Ministro perché abbia il coraggio non tanto di riformare la scuola quanto di farla rinascere, con docenti convinti di rientrare nelle radici culturali del Paese.
CHI È ERNESTO OLIVEROClasse 1940, sposato con Anna e nonno di 8 nipoti, Ernesto Olivero ha fondato nel 1964 a Torino il Sermig, al cui interno negli anni 80 è nata la Fraternità della Speranza. Nel 1983 ha ricevuto in comodato l’Arsenale, che con l’aiuto di amici e giovani volontari ha restaurato interamente, trasformandolo nell’Arsenale della pace. Oggi è un monastero metropolitano che accoglie immigrati, tossicodipendenti, alcolizzati, malati di Aids e senza tetto e dove viene svolta anche un’intensa attività culturale. Olivero ha aperto nel 1996 l’Arsenale della Speranza a San Paolo del Brasile e nel 2003 l’Arsenale dell’Incontro in Giordania. Ha avuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero, quest’anno è stato nominato europeo dell’anno e cittadino onorario di Torino.