Sarmeola di Rubano (Padova): la chiesa dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio, che domenica 22 dicembre 2024 è stata elevata a santuario diocesano - foto Boato
Il cammino post sinodale della Chiesa di Padova e il Giubileo s’incrociano sulla via della Provvidenza. Non un gioco di parole, ma una realtà concreta. In via della Provvidenza a Sarmeola di Rubano, nella primissima cintura di Padova, da 64 anni è in attività l’Opera della Provvidenza Sant’Antonio, una “casa” voluta dal vescovo Girolamo Bortignon per accogliere le persone con gravi disabilità che aveva incontrato durante la visita pastorale. La “casa” prese vita nel 1960 con l’accoglienza dei primi nove bambini. Nel tempo la struttura si è evoluta divenendo un complesso sociosanitario accreditato con l’Azienda Ulss 6 Euganea per l’accoglienza di persone con disabilità fisica o intellettiva, e di anziani con decadimento cognitivo non autosufficienti.
I numeri dicono di circa 600 ospiti e 590 collaboratori, oltre a 150 volontari e 30 religiose di diverse famiglie. Una città aperta al mondo che si articola in nove unità residenziali su una superficie di 260mila metri quadri. Tutto questo è l’Opsa come tutti la chiamano: presenza pulsante di carità e di quotidiana provvidenza della Chiesa di Padova, che da domenica 29 dicembre 2024, con l’apertura dell’Anno Santo, è uno dei 32 luoghi giubilari della diocesi. Oltre a basiliche e santuari il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, ha infatti individuato cinque luoghi della cura e della carità, della giustizia e della pace: accanto all’Opsa troviamo dunque le Cucine economiche popolari, il Tempio nazionale dell’Internato ignoto, il Sacello Ossario Cima Grappa a Crespano del Grappa e il Tempio del Donatore a Valdobbiadene.
Ad accogliere il visitatore dell’Opera della Provvidenza c’è la chiesa, che si staglia alla fine del viale d’ingresso, vivace nei tre grandi mosaici che raffigurano lo Spirito Santo; sant’Antonio che presenta Gesù che accoglie i suoi prediletti; il pesce simbolo di Cristo e il pane. E fin dall’esterno si coglie la struttura “a chioccia” che allarga le ali per raccogliere i suoi piccoli, pensata dall’architetto Giulio Brunetta. Domenica 22 dicembre 2024 la chiesa è stata solennemente dedicata a “Maria, Madre della Provvidenza” ed elevata a santuario diocesano con una celebrazione presieduta dal vescovo di Padova, splendente delle 64 nuove vetrate artistiche che sviluppano il canto del Te Deum e il salmo Laudate Dominum, realizzate recentemente su bozzetti di Fernando Michelini, autore dei disegni dei mosaici che impreziosiscono l’interno e l’eterno.
È questo uno dei “segni diocesani” «di attenzione verso le persone fragili e vulnerabili e come apertura al territorio» voluti dal vescovo a conclusione del Sinodo diocesano. Qui già si celebra e prega quotidianamente e ancora di più diverrà ora luogo di accoglienza e di spiritualità, di attenzione alla disabilità, di invocazione alla Provvidenza, di affidamento mariano.
Non un santuario “devozionale”, bensì “testimoniale”, sottolinea il direttore generale dell’Opsa, monsignor Roberto Ravazzolo: «La presenza di un santuario all’interno di una struttura sociosanitaria ci ricorda che l’approccio alla salute non può escludere la dimensione spirituale, e quindi la cura del silenzio, dell’interiorità della spiritualità. L’Opera della Provvidenza ha questo nome anche per la tanta provvidenza di cui vive, fatta di cose, ma anche di tempo, di energie, di creatività. Dedicare il santuario a Maria Madre della Provvidenza è mettere alla nostra attenzione la vita di questa donna che ha aperto il cuore alla provvidenza di Dio e ne è diventata tramite per il mondo».