Si chiude domani l’inchiesta diocesana di beatificazione a Squillace, patria del funzionario di Teodorico vissuto fra il quinto e il sesto secolo che divenne eremita e fondatore di cenobi monastici Il suo impegno come storico e letterato - Vatican Media
Si conclude l’inchiesta diocesana della causa equipollente di beatificazione del servo di Dio Flavio Aurelio Magno Cassiodoro.
Lo annuncia l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, che domani alle 11 nella Basilica minore di Santa Maria Assunta a Squillace presiederà la sessione di chiusura dell’iter avviato a gennaio dello scorso anno con una solenne cerimonia nell’archivio storico diocesano, sempre a Squillace, dove Cassiodoro nacque e morì.
«Il servo di Dio Cassiodoro, assetato di Dio, innamorato del mistero del Cristo incarnato, alla scuola dello Spirito Santo – sottolinea Bertolone – dopo un’intensa carriera politica, scelse di fare esperienza di Cristo mediante la meditazione assidua della Sacra Scrittura. Insegnando, poi, a non avere paura della cultura del proprio tempo, ma a servirsene per la conoscenza di Cristo, gettò lo sguardo sulla vita e sul legame del credente con il mondo, al quale occorre portare il lieto annuncio di salvezza. Aveva intuito che la morale non è sufficiente a salvare l’uomo, se la stessa non scaturisce dalla più alta esperienza di Cristo: la morale si fonda sull’esperienza amorosa di Cristo, la cui profondità è misurata dal dono offertoci di contemplare l’insondabile mistero divino».
Componenti del Tribunale per l’istruzione del processo sono il postulatore della causa di beatificazione don Massimo Cardamone, il giudice delegato padre Pasquale Pitari, il promotore di giustizia don Stephen Achilihu, il notaio attuario don Davide Riggio e il cancelliere arcivescovile don Giovanni Scarpino. Al momento della pubblicazione dell’editto ufficiale, Bertolone parla di Cassiodoro come di un «grande protagonista della storia europea nel passaggio tra Evo antico e medio».
Nato a Squillace nel 485, ancora giovanissimo visse a Ravenna alla corte del re ostrogoto Teodorico come segretario personale, divenendo alto funzionario della pubblica amministrazione anche con i sovrani Alarico e Vitige. Ritiratosi nei suoi possedimenti a Squillace, fondò le comunità monastiche del “Vivarium”, di vita cenobitica, e del “Castellense”, di vita eremitica, i cui monaci, allo stile classico della vita religiosa unirono il lavoro della copiatura, conservazione, trascrizione e studio dei manoscritti antichi, sia cristiani sia classici. Con una ricca raccolta di codici e di uno scriptorium, “Vivarium” divenne il prototipo dei centri culturali monastici del Medioevo. Notevole la produzione letteraria e storica di Cassiodoro: promosse un’intensa attività di traduzione di opere greche, e scrisse, oltre a opere esegetiche e al De orthographia (composto a 92 anni, per i monaci), l’opera più importante per l’influenza che esercitò sulla formazione della cultura medievale: le Institutiones divinarum et saecularium litterarum. Morì a Squillace attorno al 580.
«Cassiodoro il grande si avvia verso il riconoscimento della sua santità. Grazie a quanti se ne sono interessati e si sono impegnati, cominciando dall’arcivescovo Bertolone, e dagli arcivescovi defunti Cantisani e Ciliberti», commenta il fondatore e presidente onorario dell’Istituto Cassiodoro, Guido Rhodio. Secondo i rappresentanti dell’Istituto, l’inchiesta canonica «si basa su autorevoli pronunciamenti, come quelli dei recenti pontefici Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e di una bibliografia divenuta sterminata proprio in questi ultimi decenni e per le iniziative ammirevoli di tanti soggetti culturali e istituzionali, che supera vistosamente quella dei quindici secoli precedenti».
DA SAPERE Non serve un miracolo, solo il culto diffuso
Non ci sarà bisogno di un miracolo per proclamare beato Cassiodoro. Infatti l’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace ha scelto di procedere «per equipollenza». È una via prevista dalla Chiesa ed è applicata ai casi sia di beatificazione sia di canonizzazione. Si tratta di una procedura mediante la quale il Papa, dopo le dovute verifiche, approva un culto esistente da tempo, senza attendere il riconoscimento di un miracolo per l’intercessione del futuro beato o santo. Si distingue dalle beatificazioni e canonizzazioni formali, per le quali la Chiesa prevede un regolare processo e il rispettivo miracolo. Una volta chiusa la fase diocesana del processo, tutto il materiale viene consegnato a Roma alla Congregazione delle cause dei santi che, tramite un suo relatore, guiderà il postulatore nella preparazione della Positio, cioè del volume che sintetizza le prove raccolte in diocesi; è la cosiddetta fase romana del processo. La Positio deve dimostrare con sicurezza la vita, le virtù e la relativa fama del servo di Dio. Viene studiata da un gruppo di teologi e, nel caso di una “causa storica” (quella che riguarda un candidato vissuto molto tempo prima e per il quale non vi siano testimoni oculari), anche da una commissione di storici.