Siamo circondati dalla luce e spesso non ce ne accorgiamo - ICP
Tra i meriti, se possiamo definirli così, legati al Natale che arriva, c’è l’invito a rimettere le cose a posto, nel senso che abbiamo la possibilità di capire meglio la differenza tra ciò che conta molto e quello che vale meno. La festa del Dio che si fa uomo, infatti, porta con sé il riconoscimento dell’importanza della vita dello spirito, che magari durante l’anno “normale” releghiamo in secondo piano dimenticando come sia fondamentale per crescere come donne e uomini. Perché solo uscendo da sé stessi, solo svuotandosi delle proprie sicurezze, spiegano i mistici, si possono allargare i confini del cuore, per farsi abitare dall’alto. In questo senso, una voce particolarmente ispirata è quella della nota poetessa statunitense Emily Dickinson (1830-1886) che con tocchi leggeri ma di grande profondità racconta cosa fare per imparare a vivere in pienezza, spiega come una parola nuova le abbia aperto gli orecchi alla voce del cuore, come i suoi occhi siano stati illuminati da una luce di eternità.
«Udivo come non avessi orecchi.
Ma una parola viva
fino a me venne dalla vita:
compresi allora di udire.
Vedevo come se i miei occhi
a un altro appartenessero, finché
venne qualcosa – e so che fu la luce,
perché perfettamente li appagava.
Vivevo come se io non vi fossi
vi fosse solo il mio corpo,
finché una forza mi scoperse
e rimise al suo posto la mia essenza.
Si rivolse lo spirito alla polvere:
“Tu mi conosci, vecchia amica”.
E il tempo uscì per dare la notizia
ed incontrò l’eternità».