Papa Francesco - Reuters
Un viaggio del Papa in Papua Nuova Guinea «è allo studio». Il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, ha risposto alle domande dei giornalisti dopo l’annuncio delle scorse ore del ministro degli Esteri del Paese oceanico, Justin Tkatchenko, il quale ha fatto sapere che il governo ha ricevuto una «nota ufficiale» in base alla quale il Pontefice potrebbe effettuare una visita di tre giorni in estate recandosi nella capitale Port Moresby e in altre città al nord. «Stiamo lavorando in stretta collaborazione con l’ufficio del Nunzio apostolico. Una squadra è stata riunita e si incontrerà per esaminare tutti gli aspetti della visita» ha spiegato il premier. L’annuncio arriva appena due settimane dopo che la capitale è stata investita da violenti disordini esplosi l’11 gennaio per motivazioni politiche e sociali e deflagrati in altre parti della nazione, che hanno provocato oltre 20 morti, diversi feriti, auto ed edifici incendiati.
Il pontefice, sempre secondo quanto annunciato dal premier, dovrebbe visitare Port Moresby e una delle due città costiere del nord del Paese. I nove milioni di abitanti sono quasi interamente cristiani, ma solo il 25% circa è cattolico, il resto appartiene a confessioni riformate. La Papua Nuova Guinea, la cui Conferenza è unita a quella delle Isole Salomone, conta 19 diocesi, di cui quattro arcidiocesi metropolitane e 15 diocesi suffraganee. In occasione del Sinodo, nell'ottobre scorso, così Grace Wrakia, coordinatrice della “Lasallian family” in Papua Nuova Guinea presente ai lavori come testimone del processo sinodale per l’Oceania, ha presentato uno scenario in cui la Chiesa cattolica è presenta da 150 anni, in una terra ricca di diversità, con 1000 tribù diverse e oltre 800 lingue.
Prima del cristianesimo gli elementi spiritualità della Melanesia erano quattro: vita comunitaria, visione integrata del mondo, rapporto armonioso con il cosmo, gli esseri spirituali e fisici e, da ultimo, riti religiosi. «Essi — ha detto Wrakia — esistevano già nella nostra cultura e ciò ha consentito ai miei antenati di accogliere il cristianesimo, e in particolare il cattolicesimo. Tale modalità di vita continua nella mia generazione, però è difficile riuscire mantenere insieme questi quattro elementi, perché abbiamo subito tante influenze dalla colonizzazione alla globalizzazione, alla secolarizzazione, che hanno avuto un impatto sull’integrità della vita comunitaria».
Nel 1995 la Papua Nuova Guinea fu visitata da Giovanni Paolo II.