
Cattolici di Zaria festeggiano Cristo Re - Aid to the Church in Need
La diocesi di Zaria, nella parte settentrionale della Nigeria, nello stato di Kaduna, è stata eretta nel 2001 e conta circa 70mila cattolici su un milione e 800mila abitanti, in larga maggioranza di fede islamica. È una delle zone che sono state più colpite da Boko Haram – l’organizzazione jihadista fondata nel 2002 dal nigeriano Ustaz Mohammed Yusuf - a partire dal 2011, quando si verificò il primo attacco a un luogo di culto cattolico nel Paese: a Madalla, vicino alla capitale Abuja, un’autobomba parcheggiata di fianco alla chiesa di Santa Teresa uccise 25 persone.
Eppure nonostante la minaccia jihadista, la criminalità comune e le rivalità tribali, «il numero dei cristiani sta crescendo in modo astronomico nel nord della Nigeria» secondo il vescovo di Zaria, Habila Daboh, che ne ha parlato con la fondazione pontificia Aiuto Chiesa che Soffre. Il presule, classe 1970, già rettore del Seminario di Kaduna, ha ricordato come i missionari venissero dissuasi dall’operare nel nord a maggioranza islamica fin dagli inizi dell’epoca della colonizzazione. Il cristianesimo riuscì comunque a penetrare in quelle regioni dando vita a situazioni di convivenza pacifica. «Siamo cresciuti assieme» ha raccontato Daboh, «la vita era normale, condividevamo il cibo di Natale con i musulmani e durante le loro celebrazioni loro condividevano il loro cibo con noi. Mangiavamo insieme, giocavamo a calcio insieme, andavamo negli stessi mercati, facevamo il bagno negli stessi ruscelli. Poi sono arrivati gli estremisti, dicendo che se non eri musulmano non dovevi nemmeno essere vivo, e la vita è diventata terribile per i cristiani».

Il vescovo di Zaria, Habila Daboh - Aid to the Church in Need
«È da lì che nasce l'attuale tensione – ha aggiunto il vescovo – pensano che non possiamo stare in questa zona, vedono che stiamo crescendo e lo percepiscono come una minaccia».
Daboh ha ricordato quando nel 2020 quattro suoi seminaristi furono rapiti. Tre alla fine furono rilasciati, ma uno, Michael, fu ucciso. Molti pensarono che ciò avrebbe spinto diversi giovani a lasciare il Seminario, per paura: «È successo il contrario, perché molti ragazzi hanno iniziato a fare domanda per entrare. Vogliono diventare sacerdoti. E quando chiediamo perché, rispondono che vogliono predicare Gesù Cristo, dire alla gente che Gesù era un uomo di pace. Vogliono essere sacerdoti per predicare il Vangelo dell'amore al mondo. Nonostante la tensione abbiamo persone fervorose e grazie a loro il cristianesimo sta prosperando nella Nigeria settentrionale. Le persone vogliono predicare l'amore. Vogliono predicare la pace. Vogliono spiegare che il tuo vicino è il tuo vicino. Potrebbe non essere della tua tribù, potrebbe non essere della tua stessa religione, ma noi crediamo ancora che lui sia il tuo vicino e tu sia il suo, e questo è il Vangelo di Cristo».
Mentre gli estremisti islamici si oppongono fermamente a qualsiasi forma di istruzione di tipo occidentale, il vescovo di Zaria insiste sul fatto che i cristiani investono nei loro studi: «La mia gente ha fame di istruzione. Quando sono istruiti, sono liberati, con l'istruzione possono trovare cibo da soli, con l'istruzione sapranno cosa è giusto e cosa è sbagliato». E aggiunge: «Il mio popolo è un popolo felice. Nonostante le difficoltà, nonostante la povertà, nonostante la persecuzione, il mio popolo rimane felice». Perché? «Sono felici perché hanno Cristo».

Seminaristi nigeriani - Aid to the Church in Need