giovedì 5 settembre 2024
Alla fine è lungo solo qualche centinaio di metri. Ma il suo valore simbolico va ben oltre lo spazio. È il Tunnel dell’amicizia, che a Giacarta collega la Cattedrale alla Moschea Istiqlal
Papa Francesco con il Gran Imam Grand Imam Nasaruddin Umar  durante una foto al termine dell’incontro interreligioso presso la Moschea Istiqlai, Giacarta, Indonesia, 5 settembre 2024.

Papa Francesco con il Gran Imam Grand Imam Nasaruddin Umar durante una foto al termine dell’incontro interreligioso presso la Moschea Istiqlai, Giacarta, Indonesia, 5 settembre 2024. - ANSA

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Alla fine è lungo solo qualche centinaio di metri. Ma il suo valore simbolico va ben oltre lo spazio. Il “Tunnel dell’amicizia”, che a Giacarta collega la Cattedrale alla Moschea Istiqlal, è anche un viaggio nel tempo e ben rappresenta tutti i passi compiuti, dalle Crociate a oggi, per riavvicinare cristiani e musulmani.

Passi che anche grazie agli ultimi tre pontefici sono stati giganteschi. Era il 6 maggio 2001, quando san Giovanni Paolo II divenne il primo papa della storia ad entrare in una moschea. Avvenne a Damasco nella grande Moschea degli Omayyadi. Benedetto XVI lo imitò il 1° dicembre 2006 nella Moschea Blu di Istanbul e il 9 maggio 2009 in quella intitolata a Re Hussein di Giordania, ad Amman. E pure Francesco si è incamminato sulla stessa strada, recandosi sulla spianata delle Moschee a Gerusalemme nel 2014, visitando anche lui la Moschea Blu il 30 novembre di quello stesso anno, entrando nella moschea di Bangui, Repubblica del Centrafrica, un anno dopo, e compiendo numerosi gesti di amicizia nei confronti del mondo islamico.

Possiamo immaginare che ognuno di questi momenti abbia costituito lo scavo di un metro di un ideale “Tunnel dell’Amicizia” a livello mondiale, mentre in superficie c’era chi lavorava per portare indietro la storia e promuovere un nuovo scontro di civiltà (Torri Gemelle, Al Quaeda, Isis, sanguinosi attentati in tutto il mondo, non esclusa l’Indonesia). Non sono stati anni facili, quelli del nuovo millennio. Basti pensare alle reazioni seguite alla errata interpretazione del discorso di Ratisbona. Ma lo scavo del tunnel è andato avanti nonostante tutto.

E papa Francesco si è impegnato particolarmente in questa opera di “ingegneria” interreligiosa. Nel 2017 avviò dall’Università di Al Azhar al Cairo un nuovo cammino che avrebbe portato al documento sulla “Fratellanza umana”, firmato con il grande Imam di Al Azhar, Ahmad Al-Tayyib, il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, prima volta assoluta di un Papa nella Penisola arabica. Come non ricordare poi la visita in Iraq, il colloquio con l'ayatollah Ali al-Sistani a Najaf, città sacra e luogo di pellegrinaggio per gli sciiti.

Le sue visite in molti Paesi a maggioranza musulmana (oltre ai citati anche Marocco, Azerbaigian, dove visitò la moschea di Baku, e Bahrein, dove incontrò nuovamente Ahmad Al-Tayyib e i Membri del “Muslim Council of Elders” presso la moschea del Palazzo Reale) e infine le innumerevoli volte in cui ha detto no alla violenza in nome di Dio. Ieri con la visita alla moschea di Giacarta è stato compiuto un ulteriore passo. Cristiani e musulmani sono più amici. Si può guardare avanti con fiducia, perché c’è luce in fondo al tunnel.

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