domenica 29 settembre 2024
Sul volo di ritorno a Roma, Francesco ha parlato dell'attacco al Libano (anche in guerra ci dev'essere moralità), di abusi nella Chiesa e del ruolo della donna: no al femminismo maschilista
Il Papa durante la conferenza stampa sul volo di ritorno a Roma

Il Papa durante la conferenza stampa sul volo di ritorno a Roma - Ansa

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L’aborto, che è un omicidio. Il femminismo eccessivo che non tiene conto della superiorità del principio mariano su quello petrino. E poi la guerra in Libano e il dramma degli abusi nella Chiesa. Sono i questi i temi toccati da papa Francesco sul volo che lo ha riportato a Roma dopo la visita apostolica in Lussemburgo e Belgio. Prima da decollare da Bruxelles il Pontefice, in mattinata, aveva presieduto la Messa con la beatificazione di suor Anna di Gesù, una donna vissuta a cavallo del XVI e XVII secolo che è stata tra le protagoniste, nella Chiesa del suo tempo, «di un grande movimento di riforma, sulle orme di una gigante dello Spirito – Santa Teresa d’Avila – di cui ha diffuso gli ideali in Spagna, in Francia e anche qui, a Bruxelles». Una religiosa, ha spiegato Francesco nell’omelia, che «per scelta non ha lasciato scritti, ma si è impegnata invece a mettere in pratica ciò che a sua volta aveva imparato, e con il suo modo di vivere ha contribuito a risollevare la Chiesa in un momento di grande difficoltà». Di qui l’invito ad accogliere «con riconoscenza il modello di “santità femminile” che ci ha lasciato, delicato e forte, fatto di apertura, di comunione e di testimonianza».La liturgia è stata celebrata nello stadio “Re Baldovino” alla presenza di circa 40mila fedeli. Ma torniamo all’intervista sul volo di ritorno.
Con la prima domanda gli è stato chiesto di fare un bilancio della visita in Lussemburgo.
Il Lussemburgo ha una società ben equilibrata con leggi ben soppesate. Il Lussemburgo è stato una sorpresa per l’equilibrio e l’accoglienza. E questo forse il messaggio di questo Paese all’Europa.
La seconda domanda è stata sul processo di beatificazione di re Baldovino che nel 1992 si sospese da sovrano per non firmare la legge che legalizzava l’aborto e su come conciliare il diritto alla vita e il diritto delle donne di avere una vita senza sofferenze.
Il re è stato coraggioso, perché davanti ad una legge di morte lui non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio, ci vuole un politico “con i pantaloni” per fare questo. Lui ha lanciato un messaggio e lo ha fatto come un santo. Il processo di beatificazione andrà avanti. Le donne hanno il diritto alla vita, alla vita loro e alla vita dei figli. Non dimentichiamo di dire questo. L’aborto è un omicidio. Si uccide un essere umano. I medici che fanno questo, permettetemi la parola, sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. Le donne hanno il diritto di proteggere la vita. Un’altra cosa sono i metodi anticoncezionali; sono un’altra cosa da non confondere. Io adesso parlo soltanto sull’aborto. E su questo non si può discutere.
Terza domanda, sugli abusi perpetrati da chierici e su come intende procedere sulle richieste delle vittime incontrate in Belgio.
Ho ascoltato gli abusati. È un dovere. Alcuni dicono che per le statistiche soltanto il 3 per cento degli abusi riguarda la Chiesa. Non mi importa quello. Io prendo quelli della Chiesa. Abbiamo la responsabilità di aiutare gli abusati. Di prendersi cura di loro. Alcuni hanno bisogno di trattamento psicologico, dobbiamo aiutarli. Poi si parla di indennizzazioni, che nel diritto civile sono previste. E dobbiamo punire gli abusatori. Perché l’abuso non è un peccato di oggi che domani non c’è più. E’ una tendenza e una malattia psichiatrica. Non si può lasciare un abusatore libero nella vita normale, con responsabilità nelle scuole e nelle parrocchie. Alcuni vescovi, ai preti che hanno fatto questo, dopo il processo e la condanna danno per lavoro ad esempio in una biblioteca, ma senza contatto con i bambini. Dobbiamo andare avanti su questo. Ho detto ai vescovi belgi di non avere paura. La vergogna è coprire, questa sì è la vergogna.
Quarta domanda, sulla crisi in Libano con l’uso da parte israeliana di armi molto potenti: pensa che Israele è andata oltre?Tutti i giorni telefono alla parrocchia di Gaza e mi dicono le cose che succedono. Anche le crudeltà. Non ho capito bene come sono andate le cose in Libano. Ma la difesa sempre deve essere proporzionata all’attacco. Quando c’è qualcosa di sproporzionato si fa vedere una tendenza dominatrice che va oltre la moralità. Un Paese che con le forze fa queste cose… qualsiasi Paese che con la forza fa queste cose in un modo così superlativo sono azioni immorali. Anche nella guerra c’è una moralità da custodire. La guerra è immorale, ma le regole di guerra implicano qualche moralità. Ma quando questo non si fa si vede, come diciamo in Argentina, il “cattivo sangue”.
Infine la domanda sul comunicato dell’Université Catholique di Lovanio dove il Papa è stato rimproverato per le posizioni conservatrici sul ruolo delle donne nella società espresse nel discorso pronunciato nell’ateneo, e poi sulla questione dei ministeri ordinati nella Chiesa.
Prima di tutto: quel comunicato è stato fatto nel momento in cui parlavo. È stato pre-fatto. E questo non è morale. Io parlo sempre della dignità della donna. Io ho detto una cosa che non posso dire degli uomini. La Chiesa è donna. È la sposa di Gesù. Maschilizzare la Chiesa, maschilizzare le donne, non è umano, non è cristiano. Il femminile ha la propria forza. Anzi, lo dico sempre, la donna è più importante degli uomini, perché la Chiesa è donna, è sposa di Gesù. Se questo, a quelle signore, sembra conservatore, io sono Carlos Gardell (il più grande cantante di tango dell’Argentina, ndr). Io vedo che c’è una mente ottusa, che non vuol sentire parlare di questo. La donna è uguale agli uomini, anzi, nella vita della Chiesa la donna è superiore. Perché la Chiesa è donna. Riguardo ai ministeri: è più grande la misticità della donna che il ministero. C’è un grande teologo che ha fatto studi su questo (riferimento a Hans Urs von Balthasar, ndr): è più grande il ministero petrino o il ministero mariano? È più grande il ministero mariano, perché è un ministero di unità che coinvolge, l’altro è ministero di conduzione. La maternalità della Chiesa è la maternalità della donna. Il ministero è un ministero molto minore dato per accompagnare i fedeli, ma sempre dentro la maternalità. Vari teologi hanno studiato questo e dire questo è una cosa reale, non dico moderna, ma reale. Non è antiquato. Un femminismo esagerato che vuol dire che la donna sia maschilista non funziona. Una cosa è il femminismo, che non va, una cosa è il maschilismo che non va. Quello che è la Chiesa donna, che è più grande del ministero sacerdotale. E questo non si pensa alle volte.











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