sabato 5 aprile 2025
«Spiegheremo nelle parrocchie quanto è successo durante i lavori. Su alcuni temi è mancata una sintesi condivisa»
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«Definirei una scelta “profetica” quella di concedere ulteriore tempo per elaborare un documento condiviso da consegnare all’Assemblea generale dei vescovi». Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale di Azione cattolica, sceglie volutamente quel termine ricordando che nel Cammino sinodale questa è stata definita la “fase profetica”.

Presidente, ma come va letta questa prosecuzione dei lavori della Seconda Assemblea sinodale?

«Ne darei una lettura positiva. Come Azione cattolica ci siamo preparati all’incontro di Roma riflettendo sui documenti elaborati nel corso del Cammino sinodale. Vi abbiamo unito anche il nostro cammino interno di associazione cercando di fare una lettura sinottica. Lo abbiamo fatto al nostro interno anche con diversi gruppi di lavoro, che hanno adottato lo stile sinodale che ci viene richiesto. Abbiamo anche condiviso con l’Agesci una riflessione su temi che possono accomunarci. E tutto questo nostro lavoro lo abbiamo raccolto in un documento che abbiamo inviato al Comitato nazionale del Cammino».

Qualcuno parla di un approccio critico dei delegati al testo delle 50 Proposizioni. Come è andata davvero?

«La gran parte dei delegati quel testo lo ha visto per la prima volta lì, all’avvio della Seconda Assemblea. Ma a creare maggior disorientamento è stato il fatto che il documento, forse troppo stringato, non rendeva, secondo i delegati, la ricchezza del dibattito e del cammino compiuto fino a quel momento. Diciamo che sono state sollevate osservazioni sulla metodologia con cui è giunti alla elaborazione del testo, che non ha avuto, ad esempio, alcuna condivisione strada facendo».

E sui contenuti?

«Le Proposizioni, ripeto, non hanno restituito la ricchezza del dibattito e su molti temi i punti sono stati considerati incompleti. Al di là di tutto questo, però, ci tengo a precisare che il clima che abbiamo vissuto dopo questo primo momento di difficoltà, è stato fortemente costruttivo. Nei lavori di gruppo ho potuto riscontrare l’entusiasmo di sempre e la voglia di proseguire il lavoro. Tra i temi su cui si è registrata maggior attenzione, ad esempio, quello sul ruolo delle donne, con un approccio che valorizzi la loro presenza in senso pieno, anche nello sguardo delle leadership, meno verticistiche e più con spirito evangelico».

Insomma, la Seconda Assemblea si è rimessa in moto?

«Non si era mai fermata, ma di certo in questo frangente si è dimostrato da una parte che la sinodalità inizia a essere uno stile di lavoro dentro la nostra Chiesa. Una Chiesa, quella italiana, che ha dimostrato una grande maturità. C’è stata una capacità di vivere questo appuntamento in modo positivo non fermandosi alla pura critica, ma con il desiderio di rimettersi al lavoro, di recuperare tutta la ricchezza uscita dal Cammino. C’è stata capacità di vivere ecclesialmente questa fase».

Alcuni commentatori laici parlano di “flop”, ma certo anche le parrocchie potrebbero essere disorientate.

«Ribadisco: ho visto una Chiesa italiana molto matura e capace di cogliere la sfida che abbiamo davanti. La sinodalità è davanti a noi, e ci chiede una conversione profonda. Nelle prossime settimane spiegheremo nelle parrocchie il vero valore di quanto avvenuto, consapevoli che troveremo anche una parte di credenti che si dice disillusa se non scettica sulla possibilità di cambiare. Cercheremo di far capire a tutti che si tratta di un processo in cui tutti siamo coinvolti. Con metodi nuovi come la “conversazione nello Spirito”, che può aiutarci a vivere la fede nella prospettiva del presente».

Come sarà il percorso verso il 25 ottobre, giorno nel quale si tornerà per votare il documento da affidare ai vescovi?

«Accompagneremo il lavoro di sintesi che i referenti dei gruppi sono chiamati a fare. Su diversi temi abbiamo raggiunto una visione condivisa per arrivare a una decisione operativa dei vescovi. Ma dobbiamo essere anche consapevoli che su alcuni temi di cui abbiamo dibattuto non abbiamo ancora una sensibilità comune e quindi sarà necessario darsi ancora del tempo, camminando insieme. In stile sinodale».

© riproduzione riservata

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