Nella cappella di questo francescano, ostinato e gentile, che attraversa i viali della base in bicicletta, non entrano però solo i cristiani. Sostenitore del dialogo interreligioso e consapevole del fatto che i musulmani riconoscono la Madonna come mamma del ‘profeta’ Gesù, padre Mariano - che tanti afghani definiscono il "mullah italiano" - ha capito che l’unico modo per superare le barriere e favorire il confronto tra le varie fedi era trovare una preghiera che accomunasse tutti. Non è un caso che alle pareti della sua stanza siano affisse le immagini della Madonna di Loreto (protettrice degli aviatori), di Papa Francesco (che ha incontrato proprio prima di partire per l’Afghanistan) e una foto che lo ritrae mentre prega insieme a un mullah afghano.
Cappellano militare dal 2003, padre Mariano ha all’attivo ben dieci missioni, di cui tre proprio nella terra dei pashtun e dei tagiki. Un decennio che ha il sapore amaro delle perdite (quelle dei militari caduti a Nassiriya) ma anche della speranza e della ricostruzione. "Non dimenticherò mai – dice - le parole di un soldato che a Sarajevo, dopo aver visitato la parrocchia della base, mi confidò di aver trovato finalmente Dio. Così come non posso non ricordare gli occhi pieni di gratitudine della popolazione locale nei confronti dei militari italiani".
Si commuove spesso padre Mariano, ricordando storie, volti e nomi, cita San Francesco, legge le testimonianze di don Luigi Verdi e prega perché tutti i soldati possano tornare a casa sani e salvi e riabbracciare le loro famiglie. "I militari italiani hanno una forza d’animo indescrivibile, aiutano se stessi aiutando gli altri, in silenzio, senza inutili proclami. Una generosità che li appaga e gli restituisce serenità. Mi piace pensare ai loro volti come ai vetri colorati della parrocchia che al mattino riflettono i raggi del sole creando fantastici giochi di luce e armonia".