Un abbraccio ideale tra san Giovanni Paolo II e i padri sinodali impegnati nell’assemblea sulla «Vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo». L’ha ricordato ieri pomeriggio, consegnando ai padri la bozza della
Relatio finalis, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo. Ieri, com’è noto, la Chiesa festeggiava la memoria liturgica del Papa che tanto si spese per la famiglia. E, alla luce della fede, non va quindi considerata solo una coincidenza il fatto che la relazione finale del Sinodo arrivi proprio in coincidenza della 'festa' di papa Wojtyla. La sua esortazione postsinodale
Familiaris consortio – frutto di quanto emerso dal Sinodo sulla famiglia del 1980 – è considerata una sorta di
magna charta della teologia e della pastorale del matrimonio e della famiglia. Così ieri sera, tra i padri sinodali, a margine della brevissima Congregazione generale, meno di un’ora, un paio hanno sottolineato come alcune delle proposte emerse durante i lavori di queste settimane – in particolare quelle indirizzate a formulare un cammino penitenziale per i divorziati risposati con l’obiettivo di valutare la possibilità di una riammissione ai Sacramenti – avrebbero probabilmente disorientato Giovanni Paolo II. Ma, altri – sulla base di più solide considerazioni teologiche e pastorali – hanno fatto invece osservare come le aperture annunciate e discusse in questi giorni, nascono proprio dal dettato della
Familiaris consortio che per la prima volta ha spiegato come la Chiesa, «istituita per condurre a salvezza tutti gli uomini e soprattutto i battezzati, non può abbandonare a se stessi coloro che – già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale – hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà, senza stancarsi, di mettere a loro disposizione i suoi mezzi di salvezza». E in questo sforzo inesausto, al di là delle considerazioni poi espresse nell’esortazione post- sinodale di 34 anni fa a proposito del divieto di accostarsi alla Comunione, c’erano già
in nuce gli sviluppi pastorali che hanno sollecitato numerosi vescovi, cardinali, esperti ad auspicare un’accoglienza più significativa e concreta per tutte le famiglie ferite.