Una catechista all'opera - Siciliani
Il piccolo grande popolo dei catechisti, protagonisti della vita di migliaia di parrocchie e comunità lungo la penisola, resta a larga maggioranza femminile, ha un livello di istruzione alto ma si fa via via più attempato. Si tratta di volontari che senza fare rumore, con grande dedizione e generosità garantiscono in primis la preparazione ai sacramenti, ma cercano di realizzare un accompagnamento di più ampio respiro, o comunque aspirano a farlo.
Questo emerge da un’indagine promossa dall’Istituto di Catechetica della Facoltà di Scienze dell’educazione della Pontificia Università Salesiana, i cui risultati sono confluiti nel volume dal titolo, un po’ per addetti ai lavori, Catechisti oggi in Italia. Indagine mixed mode a 50 anni dal “Documento Base” (Editrice Las, pagine 308, euro 17) e presentato ieri all’Ateneo romano dei figli di Don Bosco. Un’indagine che è stata pensata nel 2017, in dialogo con l’Ufficio catechistico della Cei, per aggiornare i risultati della precedente ricerca sociologica sul tema, che risaliva al 2004, e in previsione di un anniversario, il mezzo secolo dalla pubblicazione de Il rinnovamento della catechesi, o Documento Base, con cui la Cei nel 1970 si diede nuove linee guida alla luce del Concilio.
Ieri, dopo i saluti del rettore della Pontificia Università Salesiana, don Mauro Mantovani, sono intervenuti don Ubaldo Montisci, direttore dell’Istituto di Catechetica dell’ateneo, Teresa Doni, docente di Ricerca empirica in pastorale giovanile e catechetica dello stesso ateneo, don Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale e sottosegretario della Cei, mentre l’appuntamento è stato chiuso da don Mario Oscar Llanos, decano della Facoltà di Scienze dell’educazione.
La prima fase della ricerca presentata ieri è stata all’insegna del “metodo qualitativo”, ossia cercando di fare emergere le categorie da indagare dagli stessi soggetti esaminati, e ha visto attivi 16 focus group, realizzate 91 interviste singole e raccolte 12 “storie di vita”. Dati da cui è stato elaborato un questionario con 53 domande chiuse a risposta multipla.
Al questionario hanno quindi dato una risposta 1.740 catechiste e catechisti; di cui 75,7% femmine, 15,9% maschi, mentre l’8,4% non ha dichiarato il sesso. L’età varia tra i 15 e gli 84 anni, con la fascia più consistente tra i 41 e i 60 anni. Il 47,3% del campione dichiara di essere catechista da più di 12 anni e il 19,3% svolge questo servizio da un periodo compreso tra i 7 e i 12 anni. L’attività catechistica principale rimane quella della preparazione ai sacramenti (41,2% con fanciulli della scuola primaria; 24,1% con preadolescenti della scuola media; 7,4% con adolescenti; 4,7% con nubendi). Il 79,9% del campione è diplomato o laureato, ma solo 313 su 1.740 dichiarano di avere una preparazione religiosa specifica, con studi dedicati, di loro 84 sono presbiteri, diaconi o religiosi/e. Il 42,4% del campione risiede nelle regioni del Nord, il 21,5 del Centro, il 14,3 del Sud e il 13,6% nelle Isole.
Alla domanda se la catechesi stia attraversando un momento di crisi, il 36,5% ha risposto affermativamente e per il 55,4% «incontra alcune difficoltà», anche se i problemi sono individuati più nel contesto esterno che nelle dinamiche interne. Tra le situazioni considerate difficili quella maggiormente segnalata (89%), anche se in gradi diversi, è stata la collaborazione con le famiglie nella formazione.
Per quanto riguarda il rapporto tra kerygma e catechesi, chiamati ad esprimersi sul significato del messaggio cristiano, i catechisti lo identificano in primo luogo «con la salvezza portata da Gesù» (64,1%), a seguire «con il lieto annuncio della Pasqua» (54,2%) e al terzo posto «con la condivisione fraterna» (43,7%).
I risultati dell’indagine, spesso non chiarissimi in sé, si prestano a numerose valutazioni che ieri sono state abbozzate in due ore di riflessioni. Fra i richiami che si sono sentiti più volte, quello a non sottovalutare l’impatto che la pandemia ha avuto e ancora avrà sulla catechesi nella vita delle parrocchie. Mentre don Bulgarelli ha lanciato un appello con il tono di chi sa di tornare su un luogo comune, ma non per questo ci rinuncia o si dà per vinto: «Dobbiamo portare la catechesi oltre il livello dei bambini, con grande decisione. Guardiamo agli adulti, ai giovani e agli adolescenti».