Annuncio di fiori d’arancio nell’Aula sinodale: «Cari fratelli, vi devo dare una bellissima notizia. Sono emozionato perché poco fa ho parlato al telefono con mia figlia: si è fidanzata e presto si sposerà». Ai padri sinodali non è rimasto altro che salutare con un applauso il rappresentante degli Anglicani, il reverendo Timothy Thornton, vescovo di Truro, in Gran Bretagna. Il Sinodo sulla famiglia vive anche di questi momenti di semplice quotidianità, con la presenza dei cosiddetti “delegati fraterni”, esponenti delle altre confessioni cristiane, che portano la loro realtà di sacerdoti e di pastori sposati. Uomini di Chiesa che riferiscono di una routine familiare popolata di mogli, figli, nipoti. Così è stato ascoltato con simpatia il racconto del reverendo Robert Welsh, statunitense, rappresentante della Chiesa evangelica dei Discepoli di Cristo: «Mia moglie è cattolica – ha spiegato – e i nostri figli sono stati educati nella fede cattolica, così come i miei nipoti. Quando accompagno a Messa il più piccolo di loro, io, protestante, non posso accostarmi all’Eucarestia. Questa per me è una grande sofferenza. Mi piacerebbe che il Papa affrontasse il problema». Al di là di questi episodi è apparso chiaro la famiglia che è un grande ponte ecumenico. Difenderla e promuoverla può trovare davvero d’accordo, pur nelle diverse sensibilità, tutte le Chiese cristiane.