Papa Francesco nella Basilica di San Petronio a Bologna dove ha pranzato con alcuni poveri (Ansa)
Il pranzo di papa Francesco con i poveri sotto le maestose volte della Basilica di San Petronio “forse è stato il momento più emozionante dell'intera giornata”.
A dirlo è stato il vicario generale per la Sinodalità della diocesi di Bologna, monsignor Stefano Ottani. Mille poveri della città hanno mangiato insieme al Pontefice, domenica, dopo aver ascoltato la sua catechesi: “Catechesi e pranzo, parola e pane, un'accoppiata che rappresenta una della tradizioni più antiche e consolidate della nostra identità cristiana – spiega Ottani -. Basti pensare all'ultima cena di Gesù con i suoi discepoli. Il Messia ha spezzato il pane, seduto a tavola, lo ha benedetto, lo ha distribuito. Tutto questo è riportato nei Vangeli, la pietra miliare del nostro Credo”.
E poi c'è una nutrita schiera di padri della Chiesa che accostano il cibo alla preghiera. “Era un'usanza diffusa fin dalle prime comunità cristiane – spiega Ottani -. La tavola comune, la santità del luogo, la carità fraterna diventavano per ognuno fonte di virtù”. “Anche Gregorio Magno, vescovo di Roma nel IV secolo, apre le porte della Chiesa per far mangiare i più poveri, in un momento difficile per la sua città – continua don Stefano -. Ma non c'è bisogno di una situazione estrema per mangiare in Chiesa”.
L'idea del pranzo a San Petronio è stata dell'arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi “appoggiato da tutto il Consiglio – chiarisce Ottani -. Ci è parsa sin da subito un'idea splendida, convinti della bellezza del messaggio che restituisce agli occhi di tutti. C'è una mensa celeste ma c'è anche una mensa terrena”.
Ed è stato proprio l'arcivescovo di Bologna a rispondere alle critiche e alle polemichepolemiche scaturite dal pranzo di Papa Francesco con i poveri, rifugiati e detenuti avvenuto domenica all'interno della Basilica di San Petronio a Bologna. “Posso capire chi si è scandalizzato - ha spiegato monsignor Zuppi in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche italiane -. È chiaro che c’è un punto importante che riguarda la sacralità del luogo.
“Qui a Bologna – ha aggiunto monsignor Zuppi – padre Marella, un uomo che negli anni 50-60 ha animato la carità della città, tutte le domeniche celebrava la Messa e faceva un offertorio al contrario: invece di raccogliere distribuiva ai poveri. E quindi mangiava in chiesa insieme a loro, una specie di colazione-pranzo con cui continuava l’agape fraterna. La gioia e la bellezza di questa immagine ci aiuta a capire e contemplare in maniera più religiosa l’unità tra le due mense”.