Siamo in via del Plebiscito, a Roma, non sulle colline della Borgogna. Ma una volta entrati, l’aria che si respira, la disposizione degli oggetti, la sobrietà e la quiete che a tutto danno un senso, tra piccole croci e lumi, ricorda proprio Taizé. E infatti siamo in quella che è la sua "sede" nella capitale: un piccolo appartamento occupato dai tempi del Concilio che ha visto passare i Padri del Vaticano II, vescovi, monaci. Incontriamo Frère Alois e con lui parliamo un po’ di papa Francesco, ma anche di Benedetto XVI.
Dunque, è iniziato il pontificato di Francesco…Il nome è già un programma. Ed è la prima volta di un Papa venuto dall’America Latina. È già apparso con la sua semplicità e ha indicato il vero rinnovamento per tutti: mettere al centro la vocazione della Chiesa che è mostrare il Cristo. E che un Papa assuma questo programma riformatore francescano apre a grandi speranze e grandi attese
Dove si trovava mercoledì scorso?Ero in piazza alla fumata bianca e alla sua presentazione là sulla loggia di San Pietro. La folla veramente vibrava. Molti i giovani, come quelli che vengono a Taizé, con il loro entusiasmo, ma anche la voglia di dialogo, di comunione, di futuro.
Un nuovo Papa o un Papa nuovo?Semplicemente il Papa, o meglio come ci ha ricordato lui stesso "il vescovo di Roma": che presiede la Chiesa di Roma nella carità e considera il suo ministero di Papa aiutando e sostenendo tutte le Chiese. Una definizione e un gesto veramente ecumenico agli occhi delle altre confessioni cristiane: è in quanto vescovo di Roma che assume il servizio petrino. Una sottolineatura ecclesiologica da leggere insieme ad altri gesti…
Ad esempio?La benedizione. Prima di benedire ha chiesto a tutti i presenti di pregare Dio di benedirlo. Si è inchinato a ricevere questa benedizione. Un grande gesto. Non solo di umiltà, ma tutto ecclesiale: che vede appunto il ministero come servizio.
Senza entrare nel merito del conclave: a chi dobbiamo questo pontificato?È chiaro e non va dimenticato: alla rinuncia di Benedetto XVI. È lui che ha preparato il terreno. È l’esito della sua decisione. Che è stata - come il suo ministero - un affidarsi totalmente a Dio, il quale ci ha fatto questa grande sorpresa.
Papa Francesco non è giovane, ha 76 anni….Ci sono precedenti di Papi anziani capaci di scelte inimmaginabili da quanti li avevano votati in Conclave: pensiamo a Giovanni XXIII, eletto a 77 anni che poi convoca il Concilio Vaticano II. Infatti quello che doveva essere un pontificato di transizione lo è diventato in un significato diverso: un passaggio, un ponte, fra due epoche. In ogni caso dei veri cambiamenti sono possibili su periodi di diversi anni. Però è l’ora del rinnovamento atteso e Francesco lo inizierà.
Come?Usando la sua esperienza, la sua maturità, il suo amore specie per i poveri, la sua visione che non è europea, con tutto quanto può essere ricondotto quanto a stili e temi al nome che ha assunto. Vuole che si inizi presto questo cammino che vede vescovo e popolo davvero insieme. Farà i cambiamenti che riterrà necessari da subito. Altri li preparerà sugli scenari del mondo. Sì, è un pontificato che si delinea già carico di attese e di traguardi. Quelli del resto già indicati da Benedetto XVI.
Pensa spesso a lui?Sì, lo custodisco nel mio cuore. È stato ed è un grande dono. Ci ha dato sempre fiducia. È stato con noi nell’ultima grande veglia di preghiera a Roma, in piazza San Pietro. Dove tutto era bellezza e semplicità francescana.. C’era la Croce del Cristo al centro e ha continuato a guardarla, gli occhi rivolti su Cristo come il Poverello, non sulla folla.
Come ha appreso della sua rinuncia? Come ha reagito?Un fratello mi ha chiamato al telefono quel giorno attorno alle undici e cinquanta. Non ci credevo. Gli ho detto verifica, mi sembra impossibile. E la notizia ci è stata subito confermata. È stato al centro dei nostri pensieri alla preghiera del mezzogiorno e della sera. L’abbiamo ringraziato per il suo ministero e ho capito che stava per accadere qualcosa di grande.
E adesso? Come vede la sua presenza accanto a quella di Francesco "nel recinto di Pietro"?Innanzitutto penso che esista un forte legame fra la sua rinuncia e questo nuovo ministero che non perderà nulla delle due grandi eredità di papa Benedetto e di Giovanni Paolo II: dell’invito a stare sempre con Gesù, nell’esigente relazione personale con Cristo nostro contemporaneo alla quale ci ha invitato il primo, e nelle tante esortazioni e ammonimenti sulla dignità della persona umana, il secondo...
Sono aspetti che toccano anche il bisogno di purificazione.L’esigenza per la Chiesa è di purificarsi e di convertirsi. Sì tutta la Chiesa deve cominciare a vivere la conversione. E ciò serve anche al dialogo e all’ecumenismo che dovrà fare nuovi passi. Francesco parlerà anche con la sua semplicità evangelica, la sua sobrietà sarà esempio e testimonianza. E si potrà immaginare una Chiesa rinnovata, soprattutto nella fede, ma anche nelle sue strutture. Appunto il programma che sta dentro il nome Francesco.
Mercoledì prossimo ci sarà l’incontro tra il neoeletto e i delegati fraterni, cioè le diverse delegazioni delle Chiese cristiane. Lei vi parteciperà?Sì, come fece frère Roger con Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Io già ho partecipato a questo incontro insieme a frère John dopo l’elezione di Benedetto XVI che del resto ogni anno, a marzo, mi ha ricevuto in udienza privata.