La saldatura fra sindaco e antagonisti sul progetto dell’esecutivo ROMA Bagnoli è uno dei più grossi rompicapi burocratici, giudiziari e politici del Belpaese. Una vicenda che si trascina dal 1992, giorno in cui anche Italsider abbandona ufficialmente l’area. Quasi 25 anni di promesse, progetti, intenti, bonifiche a passo di lumaca, sequestri - ancora in atto - da parte delle procure. E due società, Bagnoli Spa e Bagnoli Futura, che hanno ricevuto ingenti finanziamenti pubblici senza però raggiungere gli obiettivi prefissati ma arricchendo, invece, le pagine dei giornali locali. Ora tocca al commissario Salvatore Nastasi. Che come primo compito, però, non avrà solo quello di portare avanti i lavori e spendere bene i nuovi soldi del governo (50 milioni di euro), ma cercare di andare avanti nonostante il profondissimo scontro istituzionale tra Palazzo Chigi e Comune di Napoli, tra Renzi e De Magistris. E il clima da campagna elettorale non aiuta. Eppure, a inizio 2014 pareva che su Bagnoli potesse nascere una 'strana alleanza' tra il nuovo capo del governo e il sindaco 'arancione'. C’era anche un accordo di programma sulle bonifiche datato agosto 2014. Ma poi arriva lo Sblocca-Italia e tutto si ferma. De Magistris un commissario governativo non lo vuole, si ribella, ricorre al Tar. Vuole un processo partecipato in cui protagonisti siano l’ente locale e la città. L’esecutivo ha dovuto aspettare l’iter della giustizia amministrativa per impossessarsi definitivamente del dossier. Il tema cruciale sono, appunto, le bonifiche. E l’enorme distesa della colmata. Il sottosuolo di Bagnoli è disastrato dall’industria pesantissima degli anni 60-90. Completate le bonifiche, il grosso quartiere potrebbe diventare una sorta di Eden con mare, costa e collina. Il primo compito di Nastasi sarà ottenere dalla procura il dissequestro di diverse aree. Il modello di riferimento del progetto governativo è Pittsburg, la città americana che produceva metà dell’acciaio Usa. Oggi ospita Google, il gigante dell’innovazione on line. L’esempio più vicino sono invece i bacini della Ruhr, in Germania. Il destino pensato per Bagnoli è un mix tra turismo, recupero del bene-mare e innovazione. Così, almeno, hanno ripetuto in fila indiana sindaci come Bassolino, Iervolino e, buon ultimo, De Magistris. Così pensa anche Renzi. In fondo, le distanze emerse negli scontri in strada di ieri non sono nel merito, nella sostanza, ma nella 'forma', nel 'metodo'. Il decisionismo di Palazzo Chigi contro la 'rivoluzione del popolo' di De Magistris. Al di là delle fronde politicizzate, esiste poi la maggioranza silenziosa della città che vuole solo rivedere Bagnoli rinascere. E che se ha una preoccupazione, lo ha sul prevalere di interessi privati sulla tutela del paesaggio. Renzi ha assicurato che non ci sarà cementificazione. E che la camorra non troverà spazio negli appalti. È la promessa più pesante fatta ieri alla città. Ed è da prevedere che a vegliare su questo impegno politico sarà l’Anac di Raffaele Cantone, pm la cui carriera in magistratura è stata caratterizzata alla lotta contro le cosche dell’hinterland partenopeo.
Marco Iasevoli © RIPRODUZIONE RISERVATA