Rifugiati ucraini appena arrivati in Ungheria allo scoppio della guerra, sei mesi fa - Reuters
Nel giorno in cui ricorrono i sei mesi dall'inizio del conflitto in Ucraina, Caritas Internationalis lancia un nuovo appello per la pace, richiamando l'attenzione sull'alto costo di questa guerra in termini di vite umane e sulle pesanti conseguenze a livello locale e globale.
Sin dall'inizio del conflitto, le due Caritas presenti nel Paese, Caritas Ucraina e Caritas Spes-Ucraina, sono state al fianco della popolazione fornendo assistenza umanitaria a oltre 3,5 milioni di persone.
Anche le Caritas dei Paesi limitrofi (quali Polonia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Slovacchia e Ungheria) sono state attive nell'accogliere e fornire assistenza ai milioni di rifugiati in fuga dalla guerra. La risposta Caritas al conflitto è stata immediata ed ha
continuato a crescere e ad adattarsi ai sempre più ingenti bisogni della popolazione. Così come le Caritas di Paesi non confinanti con l'Ucraina, come l'Italia, si sono mobilitate per raccogliere aiuti e sostenere i profughi che sono arrivati qui.
"Le nostre operazioni non hanno rallentato, anzi sono diventate più estese e più organizzate - racconta Tetiana Stawnychy, presidente di Caritas Ucraina -. Nei primi giorni siamo stati aiutati dalla generosità delle persone locali, poi man mano abbiamo ampliato il numero dei nostri centri da 19 a 37, coinvolgendo anche 448 centri parrocchiali. Ognuno di questi centri è composto da uno staff o da persone, da volontari che lavorano instancabilmente".
Anche Caritas Spes-Ucraina ha notevolmente aumentato il proprio raggio d'azione nei sei mesi di conflitto e oggi conta 24 uffici
locali ed opera in 23 regioni del Paese, incluse le aree di conflitto. Padre Vyacheslav Grynevych, segretario generale di Caritas Spes, sottolinea il prezioso supporto offerto dall'intera Confederazione Caritas e dei suoi benefattori.
"Durante questi sei mesi di guerra, abbiamo visto molti volti distrutti ed abbiamo ascoltato molte storie drammatiche. Ma grazie alla solidarietà, abbiamo potuto e possiamo continuare il nostro lavoro".
Oggi, le due organizzazioni Caritas si stanno preparando a far fronte al prossimo inverno che in molte aree del Paese potrebbe
mettere a rischio la vita di molte persone a causa dei gravi danni ad abitazioni e infrastrutture e alla mancanza di carburante.
"Mai ci saremmo aspettati che il conflitto potesse durare così tanto a lungo - afferma il segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John - ma purtroppo continua a mancare la volontà politica di porre fine incondizionatamente alle violenze. Serve una pace immediata che offra finalmente agli ucraini la possibilità di iniziare a ricostruire le loro vite e il loro Paese. Il che purtroppo
richiederà diversi anni".
John sottolinea inoltre il devastante impatto del conflitto a livello internazionale. "Questa guerra sta contribuendo ad aggravare una crisi economica e umanitaria globale senza precedenti, con un drammatico dilagare dell'insicurezza alimentare con e i prezzi dei beni essenziali in continuo aumento. E come sempre a farne le spese sono i più poveri e vulnerabili".
Le due Caritas hanno distribuito più di 2,8 milioni di pasti e pacchi viveri, e oltre 900 mila kit igienici. Circa 300 mila persone sono state assistite nella ricerca di un alloggio. Circa 100 mila persone hanno ricevuto medicine o assistenza medica. Al tempo stesso sono stati assicurati servizi di supporto psico-sociale, assistenza legale. in molti dei centri Caritas sono stati inoltre allestiti spazi dedicati ai bambini e forniti programmi educativi.