domenica 3 aprile 2016
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Tre anni fa l’allarme della 'Commissione ecomafie'. «Numerose sono le questioni sollevate dai privati, nonché dagli organi di stampa, in merito alle possibili situazioni di inquinamento collegate con l’attività estrattiva, sia per quanto riguarda le modalità stesse dell’attività, sia per quanto riguarda l’illecito utilizzo, ai fini dell’occultamento di rifiuti tossici e pericolosi, delle buche scavate per l’attività estrattiva, sia ancora per quanto riguarda il non corretto smaltimento dei fanghi di perforazione». Così si leggeva a pagina 112 della 'Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella Regione Basilicata', approvata il 24 gennaio 2013 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Sembra di leggere quanto scoperto tre anni dopo dalla procura di Potenza. Ma allora, sottolineava l’organismo parlamentare, erano solo sospetti: «A fronte di tutto ciò – si leggeva ancora nel paragrafo intitolato 'Giacimenti petroliferi' – le informazioni fornite degli organi inquirenti non hanno dato atto dell’acquisizione di elementi di prova di una sistematica attività illecita in questo settore». Ma quelle notizie comunque preoccupavano la Commissione, che aggiungeva: «Vero è che, laddove vi siano problemi anche per la gestione corretta delle discariche nonché per il controllo del territorio, permeato da un diffusissimo fenomeno di discariche abusive, non possono che ritenersi quantomeno legittime le preoccupazioni di quanti temono che possa essere strumentalizzata, a fini illeciti, un’attività ben più complessa, qual è l’attività estrattiva». Proprio per questo la Commissione, nelle conclusioni della relazione elaborata dai senatori Magda Negri e Lorenzo Piccioni, lanciava un chiaro allarme. «La Commissione non può che rappresentare la situazione di estrema pericolosità in cui versa la regione, pericolosità che rischia di restare oggetto solo di dibattiti e di esercitazioni teoriche e che, invece, deve smuovere e allertare gli enti territoriali, le forze di polizia e gli organi investigativi affinché presidino il territorio e non sottovalutino episodi di inquinamento ambientale che in Basilicata possono avere un significato più drammatico di quello apparente». Antonio Maria Mira
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