giovedì 25 luglio 2024
Sfruttamento sessuale e lavoro forzato per migliaia di minori anche in Europa: 4.640 i casi registrati. I numeri, le analisi, gli interventi nella XIV edizione del rapporto di Save the Children
Nel mondo 12 milioni di piccoli schiavi. Italia, 1.150 segnalazioni nel 2024
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Oltre 12 milioni nel mondo i minori coinvolti nelle varie forme di schiavitù moderna, con un trend in aumento. In Europa, in 5 anni (2017-2021) tra le 29 mila vittime identificate di tratta per sfruttamento sessuale e lavorativo, il 16%, 4.640, ha meno di 18 anni. E la piaga non risparmia l'Italia, dove a essere coinvolti speso sono i minori stranieri non accompagnati. Minorenni maschi e femmine tra le 1.150 segnalazioni arrivate al Numero verde anti-tratta. Già 62 nei primi cinque mesi del 2024. Per Save the Children «sono la punta di un iceberg».

È il quadro a tinte fosche che emerge dalla XIV edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”, con il quale Save the Children accende i riflettori su un fenomeno sommerso e pone attenzione alla protezione e alla tutela dei minori. La ricerca è stata diffusa oggi in vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani del 30 luglio.

Le stime rilevano dunque che nel mondo sono quasi 50 milioni le persone vittime di varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12 milioni i minorenni, soprattutto nelle forme di lavoro forzato – che comprende quelle ai fini di sfruttamento sessuale, lavorativo e attività illecite - e matrimoni forzati, con un trend in crescita . Tra i minori, 3,3 milioni sono coinvolti nel lavoro forzato, in prevalenza per sfruttamento sessuale (1,69 milioni) o per sfruttamento lavorativo (1,31 milioni) - in ambiti quali lavoro domestico, agricoltura, manifattura, edilizia, accattonaggio o attività illecite - mentre 320 mila risultano sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati, come detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9 milioni.

Il fenomeno dei matrimoni forzati geograficamente interessa maggiormente l’Asia Orientale (14,2 milioni di persone coinvolte nel 2021, più del 66% dei casi stimati), seguita a distanza dall’Africa (3,2 milioni di persone coinvolte, 14,5%), dall’Europa e Asia Centrale (2,3 milioni di persone, 10,4%). La maggior parte dei matrimoni forzati è organizzata dai genitori delle vittime (nel 73% dei casi) o da parenti stretti (16%) e spesso si lega a situazioni di forte vulnerabilità, quali servitù domestica o sfruttamento sessuale.

Considerando la tratta e lo sfruttamento, nel 2020, anno della pandemia, secondo i dati diffusi dall’Unodc, l'ufficio Onu che si occupa di doga e criminealità, a livello globale sono state identificate 53.800 vittime; tra quelle per cui è stato possibile stabilire genere ed età, il 35% è costituito da minorenni (18% femmine e 17% maschi). La punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio e sommerso. In lasso di tempo più ampio, dal 2011 al 2021 , poco più di un quarto (26,2%) delle vittime identificate sono bambine, bambini o adolescenti. La fascia di età in cui si stima il maggior numero di vittime è quella compresa tra i 9 e i 17 anni (21,8%).

E il fenomeno della tratta e dello sfruttamento non risparmia il nostro continente. Italia compresa. Nel quinquennio 2017-2021 in Europa sono state circa 29 mila le vittime di tratta registrate nel database del Counter trafficking data collaborative. In Europa, in poco più di un caso su due, la tratta avviene per sfruttamento lavorativo (53% delle vittime) e nel 43% dei casi per sfruttamento sessuale, mentre il restante 4% riguarda altre forme di sfruttamento (come accattonaggio o attività illecite). Nella maggior parte dei casi, le vittime di tratta sono persone adulte (84%), di sesso femminile (66%), ma una percentuale significativa è composta da minorenni (il 16% delle vittime).

Tra i più piccoli, fino agli 11 anni di età, le vittime sono quasi in egual misura sia bambini che bambine, mentre in tutte le altre fasce d’età la prevalenza di sesso femminile è netta (con un picco del 77% di ragazze nella fascia d’età fra i 15 e i 17 anni). I bambini e le bambine vittime della tratta sono maggiormente soggetti a forme di abuso psicologico, fisico e sessuale rispetto alle vittime adulte.

In Italia dal 1° gennaio al 31 maggio 2024 il Numero verde nazionale in aiuto alle vittime di tratta e/o grave sfruttamento ha svolto 1.150 nuove valutazioni con potenziali vittime di tratta. Oltre il 5% riguardano minorenni. Sebbene i flussi migratori dalla Nigeria abbiano subito un forte calo, la nazionalità nigeriana si conferma sul territorio italiano la principale per numero di nuove valutazioni (25,2%), seguita da quella ivoriana (13,6%) e marocchina (11,2%).

I minorenni valutati in questi primi cinque mesi del 2024 sono stati 62, il 5,4% del totale, di cui il 62,7% di genere maschile e il 37,3% femminile. L’81,3% dei minori valutati è nella fascia 16-18 anni. I Paesi di origine prevalenti sono Tunisia (19,4%), Bangladesh e Pakistan (11,3%), Costa d’Avorio (12,9%), Nigeria (9,7%), Egitto (8,1%), Sierra Leone e Guinea (6,5%), Gambia (4,8%). Nello stesso periodo, i servizi anti-tratta hanno preso in carico 320 vittime, di cui il 55,3% femmine, il 40,3% maschi e il 4,4% persone transgender. Gli ambiti di sfruttamento sono quello lavorativo per il 33,1% dei casi, sessuale per il 25% e i matrimoni forzati per il 3,4%.

Le agenzie dell’ONU ILO e OIM sottolineano il nesso tra flussi migratori, mancanza di canali migratori sicuri e regolari e tratta di persone. «Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile», dichiara Raffaela Milano, Direttrice ricerca e formazione di Save the Children: «Parliamo di bambini, bambine e adolescenti traditi dal mondo degli adulti che ha abusato della loro fiducia e calpestato i loro sogni. Sono solo una minima parte - la “punta dell’Iceberg” - di un fenomeno sommerso, ampio e diffuso».

Solo un anno fa, il rapporto “Piccoli Schiavi invisibili” denunciava la condizione dei figli e delle figlie dei braccianti che lavorano nei terreni agricoli di Ragusa e Latina, mettendo in luce una condizione di sfruttamento portata oggi alle cronache a seguito della morte di Satnam Singh. «È necessario che alla commozione e allo sdegno faccia seguito una azione continuativa e capillare di contrasto al traffico e allo sfruttamento degli esseri umani, nonché un impegno deciso a sostegno delle giovani vittime accolte nel sistema di protezione», conclude Raffaela Milano.

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