La scelta di dedicare il Cisf Family Report 2023 al nodo delle politiche pubbliche a sostegno della famiglia in Italia non è stata facile, ma è stata in qualche modo “inevitabile”, per diversi motivi. In primo luogo, questo tema si trova al centro di rapidi, significativi e tumultuosi cambiamenti, in diretta connessione con l’altrettanto turbolenta evoluzione dei sistemi politico-istituzionali e socio-economici, a livello nazionale e globale.
Le politiche familiari del nostro Paese sono rimaste per decenni sostanzialmente ferme, all’interno di un dibattito sociale, culturale e politico spesso molto intenso, ma a lungo “ricco di parole, ma povero di fatti”. Questi ultimi anni però sembrano aver trovato un’accelerazione positiva, e sono state introdotte modifiche legislative che sembrano finalmente strutturali (una per tutte l’Assegno unico e universale per i figli, nel 2021). In effetti le politiche per la famiglia sembrano essere entrate nell’agenda politica concreta dei Governi; questa sembra essere finalmente “la svolta buona”, per far uscire le politiche familiari da un immobilismo incomprensibile e ormai francamente intollerabile. In secondo luogo l’intervento pubblico sulla famiglia, soprattutto nel nostro Paese, è sempre stato condizionato da uno scontro tra diverse culture e antropologie, che lo hanno reso fortemente ideologizzato, in un dibattito che proprio per questa forte carica “pregiudiziale” è stato quasi sempre sterile, anziché generativo, quando si trattava di tradurlo in azione politica e in proposta normativa.
Eppure proprio il dibattito dell’Assemblea costituente attorno all’art. 29 della Costituzione, all’inizio della storia della nostra Repubblica, conferma che anche tra radicali differenze politiche, filosofiche ed antropologiche sono possibili “alte mediazioni”, e non solo “compromessi al ribasso”, come è successo nel faticoso ma serio incontro tra le tre culture cattolica, marxista e liberale, che avevano il compito di progettare l’architettura istituzionale e valoriale della futura Italia democratica, liberata dalla dittatura fascista. Un terzo nodo di complessità rimanda alla radicale messa in discussione del ruolo sociale della famiglia, intrappolato in una società sempre più “post-familiare”, che privatizza le relazioni interpersonali e nega la dimensione e la rilevanza sociale, “pubblica”, dell’essere famiglia, fino a negarne persino la possibilità stessa di una definizione universalmente condivisa.
La dimensione istituzionale e sociale della famiglia sembra diventare sempre più irrilevante, e quindi anche le sue aspettative di sostegno da parte della società si sbiadiscono, e le politiche familiari cambiano volto, e diventano a loro volta discontinue e marginali. Il drammatico e apparentemente inarrestabile crollo della natalità è in questo senso non solo un gigantesco problema sociale da affrontare con urgenza, ma è anche – a maggior ragione – il preoccupante indicatore di un malessere complessivo delle famiglie – e soprattutto delle famiglie più giovani – la punta emergente di un iceberg che rischia di colare a picco l’intero sistema Paese, non solo le giovani generazioni. In questa prospettiva il rilancio e la trasformazione delle politiche familiari oggi in corso in Italia potranno diventare davvero efficaci solo se si svilupperanno su diverse direttrici di azione, interpellando tutti gli attori sociali e i vari ambiti di vita: lavoro, servizi, risorse economiche e relazioni familiari sono tutti necessari per costruire una società “a misura di famiglia”, per accompagnare le famiglie – e soprattutto i giovani – nei loro progetti di vita e di futuro.
Lo confermano anche i dati più recenti (indagine Eumetra/Cisf 2023, su 2.128 famiglie con figli 0-11 anni): alla domanda « Nei primi anni di vita di tuo figlio/a, quale è stato l’aiuto più importante?», il 41,6% degli intervistati ha indicato nonni e parenti, il 24,6% i sostegni economici dello Stato, il 20,6% ha indicato la flessibilità su lavoro e solo il 13,2% l’asilo nido. Ma è dalla combinazione virtuosa tra queste quattro tipologie di sostegno che può emergere una reale politica di sostegno alle famiglie (e alla natalità), come conferma anche lo scenario internazionale, in cui si riscontrano mix molto differenziati tra reti familiari, servizi di cura, sostegno economico e conciliazione tra famiglia e lavoro.
Peraltro “lavoro stabile e sicuro” e “stipendio adeguato” sono stati indicati da circa due terzi degli intervistati come i sostegni più importanti che le famiglie si aspettano – quindi il lavoro al centro, e soprattutto il lavoro dei giovani. In sintesi, promuovere “politiche al servizio della famiglia” (come recita il titolo stesso del Cisf Family Report 2023) significa mettere in campo una serie articolata di azioni ed interventi pubblici, per sostenere la rigenerazione del tessuto relazionale e progettuale delle famiglie e la loro libertà di iniziativa e di progetto: sia delle famiglie presenti oggi, vera e propria spina dorsale del welfare italiano, risorse insostituibili di una società solidale, sia, soprattutto, delle famiglie future, di quei desideri e progetti di vita attraverso cui i giovani, potranno diventare protagonisti del proprio futuro e del futuro dell’intero Paese, anche attraverso la famiglia che si costruiranno.
Direttore Cisf, Centro Internazionale Studi Famiglia