martedì 5 novembre 2024
Meloni e Tajani cauti, Salvini tifoso dichiarato dell'ex presidente Usa. Conte equidistante, Pd e Avs per l'attuale vice di Biden
Trump o Harris? Con chi si schiera la politica italiana

Ansa

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Se la destra italiana è per Donald Trump, la sinistra è contro di lui, prima ancora che per Kamala Harris e fatte salve le dichiarazioni formali sul rispetto del voto americano. Nonostante le cautele istituzionali richieste dal caso, lo schema degli endorsement sull’asse Roma-Washington è quindi piuttosto definito, con varie sfumature e diversi gradi di intensità a seconda degli interpreti. Giorgia Meloni, come premier, ha smesso da tempo i panni di fan repubblicana, anche se non ha nascosto una comprensibile preferenza per il Grand old party e il tycoon di New York.

Lo scenario internazionale è tale da non consentire sbilanciamenti e se all’epoca della sfida Trump-Biden la presidente del Consiglio si era schierata apertamente, ora le cose stanno diversamente. Restano agli atti i buoni rapporti con Elon Musk, che di Trump è grande sostenitore e finanziatore, ma Meloni stessa ha chiarito che il rapporto con il magnate big tech «non c’entra nulla con la campagna americana». Posizionamento identico per Antonio Tajani, ministro degli Esteri a cui certo non difetta l’esperienza necessaria per sapere che un sostegno palese a uno dei due candidati, oltre che contrario alla grammatica istituzionale, è anche controproducente per la gestione delle future relazioni tra Stati. Diverso il discorso per Matteo Salvini, sfegatato nel sostegno a The Donald, che a suo dire renderebbe addirittura più vicina la pace in Ucraina e in Medio Oriente.

Sul fronte opposto, la segretaria del Pd Elly Schlein non ha voluto sbilanciarsi in pronostici ma ha manifestato una «preferenza netta» del suo partito per Harris e si è fatta interprete di una «forte speranza» per la vittoria della candidata democratica, anche perché «Trump – ha osservato – è l'impersonificazione di un modello sbagliato di sfruttamento del lavoro». Il leader di Avs, Angelo Bonelli, è stato anche più categorico, ritenendo che un’eventuale vittoria dell’ex commander in chief metterebbe a rischio «i diritti civili, sociali e ambientali negli Stati uniti». Giuseppe Conte invece fa storia a sé, preferendo una posizione equidistante: «Sono d'accordo su alcune scelte di politica interna di Kamala Harris, ma sono deluso da lei come vicepresidente per la gestione della guerra in Medio Oriente e l’appoggio al governo Netanyahu. Anche quello che dice Trump è preoccupante», ma «chiunque vinca ci si dovrà lavorare» e 1senza essere schiacciati su Washington».

Per l’attuale vicepresidente Usa tifa anche Matteo Renzi («appoggio Harris ma non è stata la miglior vicepresidente»), così come l’ex alleato centrista Carlo Calenda, ancor più esplicito: «Di tutto abbiamo bisogno tranne che di Trump, poi ci buttiamo al fiume».

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