Il disegno della piccola Yasmine, salvata dal mare e unica superstite al naufragio della barca su cui viaggiava: «Le mie migliori amiche» sono le operatrici di Save the children che l'hanno accolta a Lampedusa - .
Il canto di Natale di Yasmine e Ivan viene cullato dal dolce suono della serenità, dopo il rischio di non avere più niente e la paura di potere perdere tutto. Lei, salvata dal mare e portata a Lampedusa. Lui, partorito per strada, a Palermo, in una notte fredda. Avranno ancora un futuro. Yasmine, bambina undicenne della Sierra Leone, soccorsa, grazie all’imbarcazione di una Ong, si prepara ad affrontare le feste in una comunità del Trapanese, dove è stata trasferita.
Il riserbo copre le giornate di un’anima che ha affrontato un terribile naufragio, come lei stessa ha raccontato, e che deve essere esposta il meno possibile, per proteggere la sua privacy. Chi ha avuto modo di accudirla non è prodigo di parole. Ma parlano i disegni che Yasmine ha tracciato proprio a Lampedusa, mentre si trovava nell’hotspot. Soprattutto un foglio di carta in cui si è raffigurata con le sue amiche, le operatrici di Save the Children. Quattro figure, insieme, che si tengono per mano. In quei colori dalla tinta delicata è distillato il tratto di una riconoscenza che non avrà mai fine. La didascalia, apposta da una grafia infantile, è una guida, la stella cometa di un sentimento forte. Si legge: “The four best friends”, (le quattro migliori amiche, ndr).
Ivan, questo il nome che la sua mamma ha scelto per lui, bimbo nato per strada, nella notte di Palermo, partorito da una donna con mille fragilità, viene accudito in ospedale. In città, tra vestitini, doni di ogni tipo e richieste preventive di adozione, si è manifestato il calore della solidarietà. «Possiamo riconoscere che il miracolo di Natale è davvero avvenuto – dice Dario Vinci, direttore sanitario della struttura dell’ospedale Buccheri La Ferla -. Il bimbo è venuto al mondo per strada, in una notte fredda di dicembre, dopo una gravidanza portata avanti senza alcun monitoraggio medico. La storia ha colpito tutti e continuamente riceviamo vestiti, coperte e richieste di adozione da ogni parte dell’Italia. Naturalmente ricordiamo che non spetta a noi decidere quello che accadrà».
«Sono vicende differenti, ma raccontano la stessa speranza – commenta padre Notari, gesuita, teologo, direttore del Centro Arrupe di Palermo -. La storia di Yasmine ci ricorda il valore supremo dell’accoglienza, che qualcuno tende a dimenticare. Se non fosse stata soccorsa in mare, sarebbe morta, come tanti che, purtroppo, condividono un destino atroce».
«Nella storia di Ivan – continua padre Notari – si coglie, mi sembra, il gesto disperato di una mamma in grave difficoltà che affida il figlio ad altri, per offrirgli una prospettiva di vita. È stata lei a chiamare aiuto, da quanto abbiamo appreso, anche se poi è andata via dall’ospedale». «Siamo comunque tutti chiamati – è la conclusione – a prenderci cura del prossimo. Il Natale ha senso, come accadde moltissimi anni fa, per la prima volta, se rispecchia il volto della protezione di ogni fragilità». La certezza, adesso, è che questo Natale contiene una promessa non scontata di futuro, uno sguardo che stava per essere smarrito per sempre e che, invece, potrà allungarsi su nuovi orizzonti. Due vite sono state salvate dal mare e dalla strada. Yasmine e Ivan avranno tempo, memorie, incontri, occasioni. Ed è stato un miracolo.