Una lite sul prezzo mette di nuovo in discussione l'intesa tra Lufthansa e Ita - Fotogramma
Il prezzo non è quello giusto. O per lo meno quello concordato. A sorpresa una disputa sul valore di Ita Airways, la compagnia nata dalle ceneri di Alitalia e da quasi due anni “promessa sposa” di Lufthansa, rischia di far saltare il banco di un accordo che stava per tagliare il traguardo. Dopo una lunga serie di trattative con la Commissione europea, preoccupata per gli effetti della fusione sulla concorrenza nei cieli aerei europei ed americani, era stato messo a punto il quadro definitivo dell’assegnazione degli slot ad altre compagnie. Lo strappo tra la compagnia tedesca e il ministero dell’Economia si è consumato nella notte tra lunedì e martedì quando Lufthansa ha chiesto di rivedere al ribasso la cifra dell’accordo, pari a 829 milioni di euro per l’intera Ita Airways, sostenendo di aver diritto, in base ai dati e alle clausole dell’intesa, ad uno sconto sulla seconda tranche. Dal ministero del Tesoro sarebbe arrivato un secco no, corredato da risposte piccate. «L’Italia non ha nessuna intenzione di svendere la compagnia». Italiani e tedeschi hanno discusso a lungo su alcune clausole contrattuali relative alla cifra da sborsare in seguito al primo aumento di capitale, sulla carta previsto per fine anno. Bocche cucite e tanta agitazione sia in casa Ita sia al ministero dell’Economia che durante tutta la giornata non ha commentato direttamente ma neanche smentito le ricostruzioni sul “litigio” con Lufthansa, facendo trapelare irritazione e mettendo in forse l’intero accordo.
Il piano finale per rispettare i patti sanciti con l’Europa a luglio era atteso entro la mezzanotte di ieri sul tavolo della responsabile della concorrenza Ue, Margrethe Vestager, completo di tutti gli accorgimenti chiesti dalla Commissione per non creare un terremoto nel trasporto aereo. La Ue, dopo una serie di richieste di correzioni in corsa, aveva dato in estate il via libera all’aumento di capitale da 325 milioni di euro attraverso l’acquisizione del 41% di Ita Airways dal Mef (socio unico) da parte di Lufthansa, a condizione che venissero firmati contratti con le compagnie potenzialmente danneggiate per evitare il rischio di un monopolio. Lo strappo si è consumato proprio durante la definizione del quadro degli slot ceduti alle altre compagnie. Risolta quella questione delicata, la discussione si è impuntata sul prezzo. Il pacchetto con il piano finale dell’alleanza Ita-Lufthansa, quindi non è stato consegnato a Bruxelles per ottenere l’ultimo via libera. O meglio, i documenti sono stati firmati da entrambe le compagnie (italiana e tedesca) e dai vettori rivali - EasyJet, Air France e Iag - che fanno parte dell’intesa, l’unica firma mancante è quella del Mef.La Commissione ieri ha fatto capire che la scadenza non è tassativa - la data del 4 novembre era legata al piano degli slot - e che ci sarebbe un’altra settimana di tempo, sino all’11 novembre, per far quadrare i conti sempre che ci sia la volontà di farlo.«L’unica cosa che posso dire è che siamo in contatto con Lufthansa e il Ministero e la prossima tappa è analizzare l’accordo che le parti ci vorranno consegnare» ha detto la portavoce della Commissione europea per la Concorrenza, Lea Zuber, parlando di scadenze riservate. Da parte sua la compagnia tedesca ha detto di aver fatto tutti i passi necessari, dando implicitamente la colpa al Mef. «Lufthansa aderisce all’accordo del 2023 con il ministero dell’Economia e delle Finanze italiano per acquisire una quota del 41% in Ita Airways e ha firmato il pacchetto di misure correttive necessarie entro la scadenza concordata» ha fatto sapere con una nota. Oggetto del contendere sarebbe una cifra di circa 10 milioni di euro sul prezzo finale o meglio su quei 604 euro per il 49% di Ita Airways della seconda tranche che Lufthansa dovrebbe sborsare a fine 2025 per poi arrivare, tre anni dopo, al controllo totale.
L’accordo sottoscritto prevede la possibilità di rinegoziare il valore della seconda rata in base ad una serie di parametri variabili che Lufthansa ha chiesto di applicare, sottolineando che non si tratta di “uno sconto” ma di un meccanismo preciso. Il Mef però ha preteso il rispetto del prezzo concordato a maggio, cioè 829 milioni di euro complessivi. Due le motivazioni alla base della richiesta di Lufthansa: da un lato gli investimenti fatti dopo l’accordo del 2023, dall’altra un’ipotetica perdita del valore di Ita, in base ai risultati dell’ultimo trimestre del 2024. Argomentazioni che il Mef ha respinto al mittente. Intanto perché gli investimenti fatti dai tedeschi erano già programmati, in secondo luogo perché al di là del buon andamento attuale di Ita (l’ultimo trimestre dell’anno in genere è il peggiore per le compagnie e quindi è strumentale prenderlo in considerazione da parte dei tedeschi), il prossimo anno è prevista una crescita del traffico aereo per il Giubileo. Come dire: il valore di Ita non è negoziabile. Il dialogo continua, con i sindacati in allarme che chiedono l’apertura di un tavolo, almeno sino al prossimo colpo di scena.