lunedì 4 novembre 2024
Fondazione Migrantes fotografa la comunità dei connazionali all'estero, che sono 6,1 milioni. L'Europa resta la meta più scelta, aumentano i pensionati. La "mobilità plurima" cambia la cittadinanza
Continuano a crescere i giovani che lasciano il nostro Paese per motivi di studio o di lavoro

Continuano a crescere i giovani che lasciano il nostro Paese per motivi di studio o di lavoro - Ansa

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Dopo lo stop pandemico continua a crescere l'Italia fuori dai confini, quella degli emigranti per motivi di studio, lavoro e famigliari. In pratica è la “ventunesima regione” e da tempo è l'unica in crescita demografica.

Il livello di istruzione degli emigranti si è alzato e il 70% è almeno diplomato. Ma non c'è la fuga di cervelli della narrazione prevalente che racconta parimenti una inesistente invasione di immigrati, bensi il seguito di una storia secolare e più complessa, fotografata e analizzata dal "Rapporto italiani nel mondo 2024" curato dalla Fondazione Migrantes e presentato stamattina a Roma. In base al quale, dal 2020 continua la crescita di chi sceglie di risiedere fuori dei confini nazionali (+11,8% dal 2020). Oggi questa comunità è composta da oltre 6 milioni e 134 mila italiani all'estero. Da gennaio a dicembre 2023 si sono iscritti all’Aire, anagrafe italiana residenti all'estero, con la motivazione “espatrio”, 89.462 italiani, il 54,8% dei quali maschi, oltre due terzi celibi o nubili. Non siamo ancora tornati ai livelli prepandemici, con oltre 130mila espatri in un anno, ma da gennaio a dicembre del 2023 rispetto al 2022 si registra un significativo più 9,1%.

La comunità degli italiani all’estero

È sempre più giovane e dinamica. Il sud resta la principale terra di partenza, con la Sicilia che si conferma nel 2024 la regione con la comunità di iscritti Aire più numerosa (+826 mila), seguita da Lombardia (+641 mila) e Veneto (+563 mila). Il 45,8% degli iscritti è meridionale (oltre 2,8 milioni). Oltre 2,3 milioni sono, invece, del Settentrione (il 19% sia per il Nord-Est che per il Nord-Ovest) e più di 966 mila gli iscritti del Centro Italia (15,7%). Ma le partenze interessano sempre più l’intero territorio nazionale e, di conseguenza, riguardano cittadini figli di processi migratori plurimi (dal Sud al Centro-Nord Italia e dal Centro-Nord a oltreconfine) e per i motivi più variegati: dalle famiglie che si spostano, alla mobilità per studio, dai trasferimenti per lavoro ai ricongiungimenti familiari. La quota più elevata di donne che espatria si registra in Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta, la più bassa in Basilicata. Le prime cinque province di cancellazione dall'anagrafe nazionale per l’estero sono Milano, Roma, Torino, Napoli e Brescia le quali, nel complesso, rappresentano oltre un quinto delle migrazioni in uscita

La mappa degli italiani nel mondo

La mappa degli italiani nel mondo - Migrantes

Mobilità giovanile e previdenziale

L'anagrafe sottolinea l'articolazione della presenza italiana all’estero. Il 23,2% dei residenti all’estero ha tra i 35 e i 49 anni, il 21,7 appartiene alla fascia di età 18-34 anni e il 19,5 a quella 50-64 anni. Il 14,6% sono minorenni, mentre gli anziani sono il 21%. Quest'ultimo dato sottolinea il fenomeno crescente della mobilità previdenziale, che coesiste con quella giovanile, con la variazione più consistente che interessa chi ha tra i 65 e i 74 anni (+14%) e raggiunge figli e nipoti. Le mete migratorie invece non cambiano. Il 54,2% del totale degli oltre 6,1 milioni di iscritti all’Aire si trova, nel 2024, in Europa (più di 3,3 milioni, di cui oltre 2,5 milioni nell’Ue a 15) con ai primi posti Germania, Regno Unito e Svizzera e il 40,6% in America (oltre 2,4 milioni, di cui 2 milioni in quella centro-meridionale). Quindi, oltre 167 mila in Oceania (2,7%), più di 78 mila in Asia (1,3%) e infine 70 mila in Africa (1,1%). Chi ha un titolo di studio medio alto tende a non rientrare mentre rimpatriano prevalentemente maschi (56,6%) con nel 47,7% dei casi un titolo di studio mediamente basso.

La mappa delle partenze dall'Italia

La mappa delle partenze dall'Italia - Migrantes

Appartenenze “multiple” e nuove identità

Siamo entrati nella stagione della mobilità plurima che sta cambiando il concetto di cittadinanza fermo allo ius sanguinis fissato dalla legge del 1992. Il Rapporto dell'organismo Cei dedica un approfondimento al tema. Nel nostro Paese non vi sono infatti solo gli stranieri che diventano italiani ad avere due cittadinanze, ma anche tanti italiani alla nascita che acquisiscono una doppia o tripla cittadinanza. Questo sta contribuendo a cambiare anche l’idea di diaspora italiana nel mondo, che negli anni è diventata più istruita, qualificata e multiculturale. Dopo l’acquisizione della cittadinanza non emigra, infatti, solo chi diventa italiano per discendenza, ma anche tanti giovani immigrati in Italia fin dall'infanzia o di seconda generazione. Tra il 2012 e il 2022 sono stati oltre un milione e 528 mila gli stranieri divenuti italiani e di questi oltre 146 mila hanno poi trasferito la residenza all’estero. Gli emigrati italiani di origine brasiliana, ad esempio, mostrano la propensione più elevata all'espatrio, seguiti dai bangladesi mentre Ghana, Pakistan e India, si collocano ai primi posti tra i 10 paesi con la frequenza maggiore di “nuovi” italiani emigrati.

Essere italiani, conclude il rapporto Migrantes, oggi significa avere il secondo passaporto dietro Singapore che permette di spostarsi facilmente in tutto il globo. E questo sta facendo crescere una nuova generazione di cittadini globali.

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