Un altro episodio di stampo antisemita ha scosso la comunità di Andria: una svastica è stata tracciata sul torrione medievale del campanile della Cattedrale - Ansa
È ancora incredula la comunità di Mondovì dopo la scritta choc («Qui vive un ebreo»), apparsa sulla porta della casa dove abitava Lidia Beccaria Rolfi, staffetta partigiana, deportata nel lager di Ravensbrück e, dopo la liberazione, testimone della Shoah. Per manifestare solidarietà alla famiglia Rolfi, l’amministrazione comunale ha promosso per lunedì 27 gennaio, Giorno della Memoria, una fiaccolata «per esprimere il nostro fermo “no” ad ogni forma di antisemitismo, razzismo, ignoranza». Sul fatto continuano a indagare Digos e carabinieri.
Chiesa in campo per contrastare la deriva antisemita e razzista manifestata dalle ignobili parole («Qui ebrei»), scritte sulla porta di casa di Lidia Beccaria Rolfi, la partigiana di Mondovì, in provincia di Cuneo, sopravvissuta al lager di Ravensbrük e instancabile testimone della Shoah, fino alla morte, avvenuta nel 1996. Una lettera al figlio Aldo Rolfi, che ha fatto l’inquietante scoperta, è stata scritta dal vescovo di Mondovì, Egidio Miragoli, che esprime «profonda e sincera solidarietà» alla famiglia presa di mira dal raid fascista. «Quanto tristemente avvenuto – si legge nella lettera – va a colpire in modo ignobile la memoria della mamma Lidia, ma è motivo di sgomento e vergogna per tutti noi. L’eredità di mamma Lidia è preziosa – prosegue il vescovo – è memoria e monito, su un fronte sul quale non bisogna mai abbassare la guardia. L’ignobile scritta è prova di come, una volta di più, nei momenti di crisi (non solo economica) le menti e gli spiriti più poveri tendano a portare indietro l’orologio della Storia, riesumando le espressioni di un’intolleranza e di un’aggressività senza senso e senza limiti: quelle di chi non ha argomenti e verosimilmente reca in sé un vuoto abissale».
Riesumare, ottant’anni dopo, «le parole e i modi che inaugurarono la tragedia più spaventosa del secolo scorso – sottolinea Miragoli – è prova di un ritardo culturale e di una meschinità umana di fronte ai quali ogni uomo degno di questo nome inorridisce, anche a Mondovì, dove i nostri fratelli ebrei pagarono la repressione delle leggi razziali con la morte nei lager».
Anche alla luce delle sofferenze patite da tante famiglie della cittadina piemontese, il vescovo auspica «che la società monregalese tutta sappia reagire al vile episodio compattamente, testimoniando la propria scelta per una convivenza inclusiva, rispettosa dell’altro, capace di tolleranza e di fraternità. Anche per dare un futuro di dignità piena alle nuove generazioni».
Ferma reazione della Chiesa dopo le ignobili scritte. Per la Giornata della Memoria, i vescovi europei lanciano un appello «per la riconciliazione e la pace, per il rispetto del diritto di ogni nazione a esistere e a vivere in libertà»
Poche ore prima dei fatti di Mondovì, a centinaia di chilometri di distanza, un altro episodio di stampo antisemita ha scosso la comunità di Andria: una svastica è stata tracciata sul torrione medievale del campanile della Cattedrale. Subito cancellato, il simbolo dell’orrore nazista ha però segnato un salto di qualità preoccupante del livello di intolleranza e di degrado morale, rispetto al quale il vescovo Luigi Mansi ha immediatamente voluto porre un argine. «Tutti dovremmo aprire di più gli occhi su quanto sta accadendo in mezzo a noi e correre ai ripari – si legge in una nota firmata anche da tutti i sacerdoti di Andria – unendo le forze nel costruire e portare avanti con convinzione itinerari educativi e formativi che aiutino i giovani a pensare al futuro in maniera costruttiva e bella, prima che sia troppo tardi. La storia insegna», conclude Mansi. Auspicando che «coloro che hanno compiuto questo insano gesto siano presto identificati e ricevano una punizione esemplare».
I numeri che raccontano odio e pregiudizi
Episodi di antisemitismo registrati nel 2019. Erano stati 181 nel 2018
44.448
Tweet negativi contro gli ebrei apparsi nel periodo novembre-dicembre 2019
7 milioni
Italiani che rispondono con giudizi negativi a domande sugli ebrei
24,81%
Percentuale dei messaggi d’odio, riguardanti gli ebrei, apparsi sui social
Di antisemitismo e del dovere di coltivare la memoria della Shoah, a 75 anni dalla liberazione di Auschwitz, contrastando «tutti gli atti che minacciano la dignità umana», hanno parlato anche i vescovi del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e la Commissione degli episcopati dell’Unione Europea (Comece). «In questo anniversario – scrivono i vescovi europei – facciamo appello al mondo moderno per la riconciliazione e la pace, per il rispetto del diritto di ogni nazione a esistere e a vivere in libertà, a vedere riconosciuta la propria indipendenza, a mantenere la propria cultura».
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Per lunedì 27 gennaio alle 15, l’ora della liberazione di Auschwitz, i vescovi europei invitano tutti ad accendere candele e recitare preghiere «per le vittime, appartenenti a tutte le nazionalità e religioni».