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Una Capitale che da anni soffre di una pesante crisi sociale, resa più grave dall’urto della pandemia. Una città che fatica più di altre a rialzarsi: troppi i romani poveri, sottopagati, soli, sempre più anziani, uno su sette a rischio povertà, quasi la metà vivono da soli. La Caritas di Roma moltiplica gli sforzi, per le emergenze e per il reinserimento. E nutre aspettative su come verranno investite le quote dei 4,6 miliardi del Pnrr in progetti sociali. Sono i dati e le analisi che emergono dal V rapporto della Caritas diocesana di Roma, Povertà a Roma: un punto di vista, sottotitolo False ripartenze?, presentato dal direttore della Caritas diocesana, Giustino Trincia, e dal cardinale vicario Angelo De Donatis. Collegato in video il sindaco Roberto Gualtieri.
«Una città in bilico tra la tentazione di ripiegarsi sulle profonde ferite della pandemia - si legge nel rapporto - e la volontà di cogliere le notevoli opportunità offerte dal Pnrr, dal prossimo Giubileo del 2025, dalla possibile assegnazione a Roma Capitale dell’Expo 2030. Opportunità inedite per trasformare Roma e renderla una metropoli meno disuguale, dove sia più facile e soprattutto più umano poter vivere con dignità. La straordinaria prova di solidarietà della pandemia permette di coltivare la speranza di farcela».
I numeri sono drammatici. In un Paese che in 15 anni ha visto la povertà assoluta triplicarsi, dal 3,1 del 2001 al 9,4 del 2020, la Capitale conferma tutte le disuguaglianze. I romani a rischio povertà sono uno su sette: l reddito medio del 41,1% dei cittadini è pari o inferiore a 15 mila euro, solo il 2,4% sopra i 100 mila. Nel I municipio, centro storico, è di 39 mila euro; nel VI, Tor Bella Monaca, di 17 mila (18 mila gli italiani, 11 mila gli stranieri). Nel 2020 i romani a rischio povertà erano il 14,1%, dato superiore a città come Torino, Firenze, Milano e Genova. Sopra la media italiana del 28,7% le famiglie monoreddito, che a Roma sono il 32,8%.
La povertà non è solo figlia della disoccupazione, ma anche del "lavoro povero": il 21% dei romani ha contratti a termine da più di 5 anni, il 13,5% ha uno stipendio inferiore ai due terzi di quello medio (Milano è al 12,5%, Bologna 11,5%, Genova 10,9%, Firenze 8,3%, Torino 8,1%). Ed ha contratti part-time imposti il 13,8% dei lavoratori di Roma, contro una media delle città citate dell’11,7%.
Pesanti anche i contraccolpi della crisi demografica. In Italia ogni 100 minori sotto i 14 anni ci sono 180 anziani ultra 65 enni. Ampi gli squilibri - anche demografici - nel grande territorio comunale di Roma, nove volte la città di Milano: nella periferia est del VI municipio il rapporto è di un minore ogni tre anziani, nel centro storico di uno ogni sette. Molti anziani vivono soli e la solitudine è un altro tratto preoccupante della vita a Roma: quasi il 45% dei romani vive solo.
Lo sforzo della Caritas produce 553 mila pasti l’anno in tre mense, 2.070 posti letto per senza dimora, 3.075 tessere per fare la spesa negli Empori della solidarietà. «A Roma ci sembra di cogliere segnali importanti di un cambio di passo rispetto alle opportunità offerte dal Pnrr: la vera sfida è quella di riuscire a spendere bene questi soldi», afferma il direttore della Caritas di Roma, Giustino Trincia.
Per il cardinale De Donatis «lo studio cerca di far emergere la povertà da una prospettiva che va oltre le statistiche ufficiali, ma si concentra su quelli che non hanno voce». E cita il tema che papa Francesco ha dato all’anno pastorale della diocesi: «Fate attenzione a come ascoltate» (Lc, 8,18). Senza l’ascolto - spiega il cardinale - il rischio è ripetere le cose che abbiamo sempre fatto, senza domandarci se il Signore ce le chieda ancora, se siano davvero necessarie per la testimonianza e i fratelli».