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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato alla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella per esprimerle solidarietà per quanto accaduto stamattina agli Stati generali della Natalità, sottolineando che «voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione».
Piena e incondizionata solidarietà anche dalla premier Giorgia Meloni. «Lo spettacolo andato in scena questa mattina è ignobile. Ancora una volta è stato impedito a un ministro di intervenire e di esprimere le proprie idee - sottolinea la presidente del Consiglio -. Responsabile è un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono a una donna di parlare perché non ne condividono le idee. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di esprimere solidarietà e di condannare, senza se e senza ma. È ora di dire basta».
«Ho scelto questa mattina di lasciare gli Stati generali della Natalità per consentire alle persone che erano sul palco con me, una mamma incinta di otto mesi che portava la sua testimonianza e il presidente del Forum delle famiglie Adriano Bordignon, di poter parlare senza subire la mia stessa sorte di censura. E invece neanche questo è stato sufficiente...». È uno sfogo amaro quello della ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità. Uno sfogo che diventa un caso. Anche politico. «Ora mi aspetto solidarietà dalla sinistra», ripete nelle conversazioni ufficiali e nelle dichiarazioni pubbliche. E insiste: «Questa è la dimostrazione che non si è trattato soltanto di una censura verso di me o verso il governo, ma di una profonda ostilità verso la maternità e la paternità, verso chi decide di mettere al mondo un figlio, esercitando la propria libertà e senza nulla togliere alla libertà altrui, ma contribuendo a dare un futuro alla nostra società. Insomma quello che si contesta, alla fine, è la maternità come libera scelta».
Tutto succede a metà mattina. Nell'auditorium di via della Conciliazione a due passi dalla Basilica di San Pietro va in scena la quarta edizione degli Stati generali della Natalità. Eugenia Roccella è sul palco. Alcuni giovani urlano dalla platea: "Vergogna, vergogna!". La ministra non riesce a parlare. Loro insistono. Alzano dei cartelli. Una di loro è poi stata invitata a salire sul palco: «Sui nostri corpi, decidiamo noi», ripete leggendo un comunicato. Roccella cerca il confronto. «Ragazzi, ma noi siamo d'accordo: nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, proprio nessuno. È per questo che siamo qui, perché oggi le donne non decidono sul proprio corpo, non decidono fino in fondo liberamente se vogliono avere figli». Il dialogo pare impossibile. I contestatori non mollano. L'evento viene sospeso. Roccella ora chiama ancora la sinistra: «Sono certa che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali - Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, la "grande stampa" e la "stampa militante" che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti dopo l'atto di censura... Sono certa che i podisti della libertà e della democrazia non si faranno sfuggire questa occasione per dimostrare che l'evocazione del fascismo che non c'è, alla quale abbiamo assistito in queste settimane, non era solo una sceneggiata politica pronta a svanire di fronte alle censure vere». Le parole di solidarietà si accavallano. Boschi, Gelmini, Ronzulli, i ministri Locatelli e Lollobrigida. Poi anche il presidente del Senato La Russa: «Il diritto di esprimere la propria opinione è uno dei pilastri della nostra Repubblica e non potrà mai essere messo in dubbio da un gruppo di facinorosi che si arrogano la facoltà di stabilire chi può parlare e chi no». A mezzogiorno non ci sono ancora parole della sinistra e di Elly Schlein. Anche Mario Adinolfi, leader del popolo della Famiglia, si fa sentire: Schlein, Santoro e Fratoianni sono muti e complici. E intanto Gigi De Palo, il presidente della Fondazione per la Natalità e organizzatore della "due giorni", dice la sua: «Non è accettabile che un piccolo gruppo di contestatori abbia impedito alla ministra Roccella di parlare. Gli Stati Generali per la Natalità sono un luogo che pone al centro la famiglia, che non ha colori politici e che permette a tutti di dire la propria. Concetti per noi fondamentali, tanto che abbiamo eccezionalmente deciso di stravolgere il programma e far parlare una rappresentante dei contestatori. Non è possibile però che, nonostante questo, non ci sia stato da parte loro il rispetto, istituzionale e personale, di far parlare la Ministra. Sono assolutamente solidale con lei: le ho chiesto di rimanere e rispondere ma lei, comprensibilmente scossa, ha deciso di andar via».