domenica 27 marzo 2016
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ROMA Sembrava essere ormai finito nelle sabbie mobili. Bloccato tra ragioni economiche (anche dopo la vendita di Rai Way) e il rinnovo della governance. Eppure Renzi, dopo la riforma della tv pubblica e il canone in bol-letta, vuole portare al suo attivo anche il rinnovo del contratto di servizio, atteso da oltre tre anni. Lo fa spingendo sull’acceleratore, con l’annuncio che nelle prossime settimane il tema non solo sarà all’ordine del giorno, insieme a quello della concessione, ma sarà aperto al contributo di tutti. «Temi solitamente affrontati dagli specialisti » in cui il premier, adesso, vuole coinvolgere gli italiani. Perché la Rai «non è del governo, non è del Parlamento e non del ministro », ma appunto degli italiani. Adesso in tv «i talk si moltiplicano», continua, ma «io partecipo sempre meno», mentre altri sembrano «quasi dormire negli studi televisivi ». Ecco perché, è l’annuncio nella consueta nota settimanale, apre una sorta di 'consultazione' pubblica, «un dialogo» per capire cosa si aspettano i cittadini dalla tv di Stato. Quale mission, quale servizio informativo, quale rilancio industriale. In realtà una bozza di rinnovo dell’accordo con il ministero dello Sviluppo economico– che determina programmi e palinsesti sui canali pubblici – è pronta dal 7 maggio 2014 ed ha avuto anche il via libera a larga maggioranza (30 su 40) della commissione di Vigilanza Rai. Proprio in quei quindici punti compare la novità che Matteo Renzi rilancia alla vigilia di Pasqua. Stop della pubblicità nei programmi dei bambini dal 1° maggio. Una decisione del dg Rai, Campo Dall’Orto, che riguarderà sia il canale specializzato per bambini Rai Yo Yo, che Rai 5 e Rai Storia. Portando così anche l’Italia al passo con i principali Paesi Ue, dove gli spot nei programmi per minori sono già di fatto fortemente limitati se non vietati del tutto, come in Svezia e Danimarca. Una novità già annunciata in autunno anche da Roberto Fico del M5S, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, dove il progetto aveva avuto l’ok all’unanimità. La Rai, infatti, ha confermato più volte che avrebbe cercato di eliminare la pubblicità, ma il progetto aveva bisogno di copertura economica. Il nuovo canone Rai pagato in bolletta elettrica, la riduzione dell’evasione e le migliori performance nella raccolta pubblicitaria dei canali principali hanno probabilmente sbloccato definitivamente la questione. «Una cosa piccolissima », minimizza adesso il presidente del Consiglio, visto che «le sfide strategiche della Rai sono molto più grandi». Appunto il contratto di servizio. Ecco «il piccolo conto aperto» con la televisione pubblica, che Renzi vuole portare a casa al più presto. Come pure il poter «rottamare la rassegnazione e la lamentela» sul Sud, invece «centrale per il governo ». A chi pensa appunto che il Mezzogiorno è scomparso dalla scena politica – «bufale» le definisce – Renzi risponde con i fondi destinati a Pompei, 500 milioni di «investimenti per il miglioramento della rete ferroviaria della dorsale tirrenica e adriatica» e l’opera «di pulizia» su una realtà «indecorosa» come la rete sud-est. Anche a Bagnoli – «un’autentica vergogna nazionale » – si va avanti «con o senza il Comune», è la stoccata al sindaco Luigi De Magistris (che aveva intentato ricorso al Tar), annunciando poi la presenza in città il 6 aprile. Fondi e impegno ci sono, la conclusione, «ma dobbiamo remare tutti dalla stessa parte». © RIPRODUZIONE RISERVATA Una recente presenza televisiva di Matteo Renzi negli studi di 'Porta a Porta'.
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