venerdì 10 giugno 2011
Con l’obiettivo quorum in cima alle preoccupazioni dei sostenitori, a pochi giorni, ormai, dal referendum, la vicenda degli italiani all’estero che hanno votato sul vecchio quesito in materia di nucleare rivisitato dalla Cassazione diventa scottante.
I QUESITI SULL'ACQUA - Dal mondo cattolico tanti sìMarcegaglia: «Con il sì si perdono posti di lavoro»
VAI ALLO SPECIALE »
COMMENTA E CONDIVIDI
Con l’obiettivo quorum in cima alle preoccupazioni dei sostenitori, a pochi giorni, ormai, dal referendum, la vicenda degli italiani all’estero che hanno votato sul vecchio quesito in materia di nucleare rivisitato dalla Cassazione diventa scottante. Il Viminale esclude la possibilità di rispedire oltre confine le nuove schede grigie, con i quesiti aggiornati, ma la validità delle scelte fatte sulla prima formulazione sarà oggetto di esame dell’ufficio centrale per la circoscrizione estero della Corte d’Appello di Roma. Una decisione che suscita non poche polemiche, ma che si renderà determinante, solo se i voti dei nostri emigrati risulteranno decisivi per il quorum.Una battaglia che va avanti parallela a quella politica dei leader di maggioranza e opposizioni, con le indicazioni di voto e non voto. Ieri il capogruppo del Carroccio Reguzzoni ha escluso che il leader della Lega Umberto Bossi si rechi alle urne, malgrado l’apprezzamento per alcuni quesiti. E a fronte di un senatur che non vota, c’è il presidente della Camera Gianfranco Fini deciso ad esprimersi. «il referendum  – dice il leader di Fli – è una forma di partecipazione del cittadino. Può stare a casa, è un suo diritto, ma in questo modo si incentiva l’assenza di partecipazione». Fini, poi, esprime un nuovo apprezzamento per il presidente della Repubblica, per aver detto «che andrà a votare».Sempre nella stessa ottica del raggiungimento dei voti, Pier Luigi Bersani e Antonio Di Pietro non si pesteranno i piedi alla manifestazione di domani per la chiusura della campagna elettorale. Dunque, non parleranno dal palco.Per ora, comunque, il vero nodo da sciogliere resta quello del voto dei nostri connazionali all’estero. Ieri il leader dell’Idv, "padre" dei referendum di domenica, ha annunciato la presentazione di un’istanza «a tre livelli», per chiedere che i tre milioni e oltre di elettori italiani residenti all’estero non siano conteggiati ai fini del raggiungimento del quorum. «Perché – spiega – gli italiani all’estero non hanno potuto esprimersi sul quesito sul nucleare così come riformulato il 6 giugno, ma possono fare la differenza per il raggiungimento del quorum. E non vorremmo che finissero cornuti e mazziati».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: