Il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis (Ansa)
La strategia del governo italiano è «controproducente » e sta già rallentando la crescita. È ora di guardare in faccia la realtà, il governo dovrà correggere la manovra e prevedere almeno un minimo di aggiustamento strutturale. Se il governo dice di non «cedere di un millimetro», anche il vice presidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, responsabile per l’euro, in questa intervista ad Avvenire appare altrettanto determinato.
Vicepresidente, il ministro Matteo Salvini ha dichiarato che il vostro è un «attacco contro il popolo italiano»...
Ma no, nessun attacco. Vede, non bisogna dimenticare che noi siamo i guardiani dei Trattati, e quindi siamo tenuti a verificare il rispetto di regole che tutti hanno concordato, Italia inclusa. Ma il punto è che le nostre richieste sono nell'interesse stesso dell’Italia e del popolo italiano. Non si può curare il problema del debito con più debito.
Quali sono i rischi? Le imprese italiane devono poter finanziarsi a costi ragionevoli per crescere e creare posti di lavoro, e i consumatori italiani devono poter accedere a prestiti e mutui sostenibili. Invece con la strategia perseguita dal governo, vediamo già ora che l’Italia per il debito paga in interessi l’1-1,5% in più rispetto a un anno fa. E questo si riflette nei costi finanziari per l’economia reale, con un impatto negativo su crescita e occupazione e sulla fiducia, il che a sua volta impatta su investimenti e consumi.
Per questo dite che le previsioni di crescita sono troppo ottimistiche.
Certo. La strategia del governo punta ad avere più crescita con questo stimolo di bilancio, ma già ora vediamo che parte di questo stimolo viene «mangiato» da costi più elevati del servizio del debito.
Il ministro dell’Economia Giovanni Tria vi aveva dato ampie rassicurazioni, poi è saltato fuori il deficit al 2,4%. Sorpreso? Non mi immischio nella politica interna dei singoli Stati membri. È vero però che il deficit è risultato sostanzialmente più elevato di quanto indicato dal ministro. Ma noi comprendiamo che vi sono dinamiche complesse all'interno del governo italiano.
Comunque il governo non ha intenzione di retrocedere... Beh, intanto abbiamo tre settimane di tempo. Noi siamo pronti al dialogo, siamo aperti e costruttivi per trovare un accordo. Certo, siamo preoccupati, e questo ci ha spinto a chiedere, per la prima volta, a uno Stato membro di presentare una bozza di bilancio rivista.
Siete pronti ad aprire una procedura per il debito se il governo non seguirà?
In effetti a maggio abbiamo già preso una decisione di non aprire una procedura relativa al debito basata sul fatto che l’Italia era globalmente ottemperante con il Patto di Stabilità. Ma il piano attuale mostra che non è più così, e dunque dobbiamo riconsiderare la questione.
Che cosa dovrebbe fare il governo? Le raccomandazioni di luglio sono molto chiare e chiedono all’Italia per il 2019 uno sforzo strutturale (al netto di fattori ciclici e una tantum, ndr) dello 0,6% del pil. Invece il governo prevede un peggioramento dello 0,8%-0,9%, dunque una deviazione di circa l’1,5% rispetto alle raccomandazioni. Per essere ampiamente in osservanza il governo non può deviare più dello 0,5%.
Dunque vi basterebbe un miglioramento strutturale dello 0,1%?
Su questo siamo pronti a discussioni più dettagliate con le autorità italiane. Per noi comunque uno sforzo strutturale positivo deve esserci.
Roma almeno ha promesso che, nel caso le loro previsioni si rivelino effettivamente troppo ottimistiche, interverrà con misure aggiuntive...
Quel che ci aspettiamo è l’invio di una bozza di bilancio rivista che si adegui alle regole del Patto di stabilità, con aggiustamenti concreti e non su scenari ipotetici.
Molti temono che l’Italia un giorno possa lasciare l’euro... Nella risposta del governo italiano si afferma a chiare lettere che il posto dell’Italia è nell’Ue e nell’euro. È questa la base su cui lavoriamo.
Il presidente Juncker ha detto che altri Stati membri non capirebbero se foste troppo «indulgenti» con Roma.
Una cosa è chiara: l’Unione monetaria si fonda sulla fiducia e sul fatto che tutti rispettano le stesse regole. E questo è un punto che in effetti è stato sollevato da vari governi con la Commissione. Proprio con l’Italia in passato siamo stati flessibili, tanto che qualche Stato membro ci ha accusato di esserlo un po’ troppo. Ma abbiamo sempre detto che la nostra flessibilità ha un limite: quando c’è una deviazione così chiara dobbiamo reagire, e molti Stati membri la vedono così.
Le tensioni tra Bruxelles e Roma finiranno in campagna elettorale. Che messaggio vuol dare?
Le regole di bilancio Ue esistono per motivi concreti, non è questione di che cosa voglia o meno Bruxelles. Perché quel che fa uno Stato membro può aver impatto sugli altri Stati membri. Inoltre servono a mantenere la stabilità economica negli Stati membri. Si tratta di assicurare la stabilità finanziaria in Italia, non si può sperare che la realtà economica semplicemente sparisca. Servono decisioni realistiche e responsabili.