Ansa
Da domenica sera Sea Watch 4 è in fermo amministrativo ad Augusta. “Ci contestano ancora di aver soccorso troppe persone. Avremmo dovuto lasciar morire 363 esseri umani nell’indifferenza delle autorità, che continuano a non fornire alternative alla nostra presenza in mare?". A scriverlo su Twitter è Sea Watch dopo il fermo amministrativo della nave nel porto del Siracusano disposto ieri a seguito di un’ispezione a bordo da parte della Guardia costiera.
La Guardia Costiera ha deciso di ignorare la decisione del TAR di Palermo di poche settimane fa.
Ci chiediamo cosa avremmo dovuto fare, abbandonare le persone in mare?
Perché le autorità non sono lì con noi a soccorrerle e noi siamo costantemente puniti per le loro omissioni? pic.twitter.com/UCA84iiCu0
I controlli a bordo sono durati una decina di ore. In una nota della Capitaneria di porto si legge che “la nave della ong tedesca, autorizzata a trasportare non più di 22 persone, era arrivata in porto il 3 marzo con a bordo 385 persone soccorse al largo della Libia”.
Tra gli elementi che hanno portato all’ispezione, informa la Guardia costiera, «la mancata effettuazione da parte dell’Unità delle preventive comunicazioni di ingresso nel porto di Augusta relative alla sicurezza marittima e al conferimento dei rifiuti generati nel corso dell’ultimo periodo di navigazione». Inoltre, prosegue il Corpo, la Sea Watch nelle fasi di ormeggio in porto, ha sversato in banchina e nelle acque portuali olio idraulico proveniente dalla gruetta utilizzata per il posizionamento a terra della passerella della nave». Sempre secondo gli ispettori sono state rilevate «carenze in materia di sicurezza della navigazione e protezione da incendi a bordo, di tutela dell’ambiente e dell’equipaggio, che hanno determinato il fermo amministrativo della nave».
Nelle settimane scorse più volte i rimorchiatori privati, al servizio delle multinazionali petrolifere, hanno accompagnato migranti nei porti siciliani, ma dopo lo sbarco non sono mai avvenute ispezioni, nonostante alcune di queste navi, come la Sea Watch, avessero bandiera estera.
«La legittimità dell'utilizzo, da parte dell'Italia, della normativa sui controlli dello stato d'approdo per bloccare le navi umanitarie è stata messa in discussione dal Tar di Palermo, che ha liberato “Sea Watch 4” in attesa di un pronunciamento della Corte di Giustizia UE», ricorda l’organizzazione umanitaria.