mercoledì 13 ottobre 2010
Lo ha scritto Giorgio Napolitano in un messaggio ai partecipanti a un Forum internazionale sulla giustizia elettronica. Il presidente della Repubblica ha aggiunto: sono necessarie scelte coraggiose per ridurre i costi della giustizia e semplificarne le procedure.
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Occorrono scelte «coraggiose» per «ridurre i costi» e semplificare le procedure della macchina giustizia, perché la lentezza dei processi mina la «fiducia dei cittadini». Questo l’auspicio che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprime in un messaggio indirizzato al primo Forum internazionale per lo sviluppo della giustizia elettronica, organizzato dall’Associazione bancaria italiana (Abi).«Anche attraverso una ulteriore utilizzazione delle tecnologie informatiche si garantisca la piena attuazione dei principi del "giusto processo"», scrive il Capo dello Stato. Il quale rileva che l’incontro dell’Abi costituisce una «importante occasione per un confronto, anche a livello europeo, sullo stato dell’innovazione tecnologica in ambito giudiziario e sui progetti e le iniziative in grado di ampliarne e migliorarne la utilizzazione». Napolitano sottolinea, poi, di aver più volte ricordato che «l’eccessiva durata dei processi mina la fiducia dei cittadini nel "servizio giustizia" e compromette anche la capacità competitiva del nostro Paese sul piano economico». Dunque «il recupero di una piena funzionalità del sistema esige scelte coraggiose che ne riducano i costi di gestione e ne semplifichino le procedure con il contributo di tutti gli operatori e di ogni altra realtà interessata, compresa quella imprenditoriale». Di qui il «vivo apprezzamento» del Quirinale per l’impegno dell’Abi nella realizzazione di progetti di informatizzazione della giustizia, «tra i quali il processo civile telematico, la cui sperimentazione ha dato risultati ampiamente positivi che impongono di proseguire lungo la strada intrapresa». In conclusione Napolitano si dice certo che «le professionalità e le risorse messe a disposizione dall’Abi, la fattiva cooperazione con le strutture ministeriali, la consapevole disponibilità dell’avvocatura e della magistratura consentiranno quello "scatto" di efficienza del sistema che il Paese attende da tempo».Quando si tocca il tema giustizia, la polemica è dietro l’angolo. E anche stavolta il copione viene rispettato con il Pd che, con la capogruppo in Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti invita il Guardasigilli Angelino Alfano ad ascoltare il monito del presidente e a smetterla di «propinare interventi legislativi ad personam». La maggioranza di governo rimanda la palla, parlando - con i pidiellini Antonio Leone e Osvaldo Napoli e il repubblicano Francesco Nucara - di strumentalizzazioni e interpretando le parole del Quirinale come appoggio di principio al processo breve. Il primo commento arriva a caldo dal capogruppo Pdl a Montecitorio Fabrizio Cicchitto, per il quale Napolitano «fotografa una realtà che da troppo tempo è sotto gli occhi di tutti». E invita a sua volta Gianfranco Fini ad ascoltare il Colle riguardo all’«ipotesi di riforma globale della giustizia», che «comprende anche uno scudo per le alte cariche dello Stato».
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