Migranti in attesa di essere sbarcati alle Canarie - Reuters
Non c’è pace per Frontex, l’agenzia delle frontiere esterne dell’Ue. Ieri, per la seconda volta da marzo, il Parlamento Europeo ha rifiutato di approvare il bilancio dell’agenzia per una serie di pesanti critiche alla gestione dell’organismo, già oggetto di indagini dell’Olaf, l’authority antifrode Ue.
Lo stop è stato approvato con 345 sì, 284 no (soprattutto il gruppo dei Conservatori, tra cui i deputati di Fratelli d’Italia, e quello della destra euroscettica, tra cui i leghisti) e 8 astenuti. Nella risoluzione che ha accompagnato il voto, gli eurodeputati lamentano «l'entità della colpa grave e delle altre irregolarità individuate» sotto l’ex direttore esecutivo Fabrice Leggeri, dimessosi lo scorso 28 aprile e in carica dal 2015, proprio per le accuse lanciate dall’Olaf e da vari media internazionali. Il francese è accusato tra l’altro di avere insabbiato indagini su possibili violazione dei diritti umani nella gestione dei flussi migratori.
«L'agenzia – si legge in una nota del Parlamento Europeo - non è riuscita a proteggere i diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo e, secondo i media, è stata coinvolta in operazioni di respingimento illegale di almeno 957 rifugiati tra marzo 2020 e settembre 2021». Nella risoluzione si chiede di «sospendere il sostegno dell'Agenzia alle operazioni di rimpatrio dall'Ungheria, data la situazione dello Stato di diritto nel Paese. Per quanto riguarda la Grecia, i deputati esprimono preoccupazione per le recenti rivelazioni secondo cui l'ex direzione esecutiva dell'Agenzia era a conoscenza di respingimenti illegali in Grecia, sostenendoli e partecipando al loro finanziamento». Non basta, si legge ancora, «i deputati esprimono sconcerto e profonda preoccupazione per il caso di suicidio di un membro del personale, connesso a presunte pratiche di molestia sessuale e osservano che dei 17 casi segnalati nel 2020, 15 sono stati chiusi senza ulteriore seguito».
La speranza è che le cose possano cambiare. Dal primo luglio c’è una direttrice esecutiva ad interim, la lettone Aija Kalnaja, già numero due dell’agenzia, in attesa della nomina del direttore effettivo in base a una rosa di nomi che sta preparando la Commissione Europea.
Kalnaja, con il sostegno della commissaria all’Interno Ylva Johansson, sta attuando una serie di misure di risanamento dell’agenzia. Il Parlamento Europeo ha lodato «le azioni correttive già intraprese o previste e i cambiamenti positivi in materia di diritti fondamentali», nonché «la modifica della cultura organizzativa dell'Agenzia nell'assicurare che il personale non abbia paura di denunciare eventuali illeciti». La posta in gioco è indubbiamente elevata, visto che Frontex è cruciale per la gestione dei flussi migratori alle frontiere esterne, ed è stata anzi rafforzata con la riforma del 2019: l’agenzia disporrà di 10.000 guardie di frontiera e di guardia costiera entro il 2027, con poteri molto ampliati e un bilancio cresciuto a quasi un miliardo di euro.