Controllo del Green pass - Ansa
Cresce l’attesa per le nuove decisioni del governo sul cronoprogramma per rivedere le restrizioni anti-Covid: saranno prese la settimana prossima, forse già martedì. A tener banco nel frattempo, mentre dai dati si conferma una certa ripresa dei contagi (ieri 53.127 nuovi positivi) accompagnata ancora da una flessione delle terapie intensive (-19, ora sono 527) e dei ricoveri in genere, è però il caso del Green pass "a vita", che poi in realtà tale non sarebbe. Paladina della crociata è Giorgia Meloni: «Nel mezzo di una guerra e di una crisi economica, il governo – tuona la presidente di Fratelli d’Italia – vara un Dpcm per prorogarlo fino a gennaio 2025. Se non faremo altre dosi, a cosa serve? È una cosa per controllare i cittadini. Draghi venga in aula, è una follia priva di senso».
E non si ferma qui l’unico partito all’opposizione, che cavalca un tema sentito comunque anche dalla Lega e dal M5s. «Invece di unirsi alle altre nazioni che stanno eliminando le restrizioni – scandisce ancora Meloni –, l’Italia a guida Draghi/Speranza vuole prorogare l’inutile e dannoso Green pass. Fdi continuerà a fare le barricate per abolirlo». Da qui l’annuncio di una petizione pubblica che si può firmare sul sito www.bastagreenpass.it,
La leader dei Fratelli cita espressamente la Verità come fonte di questo allarme. Un paio di giorni fa il quotidiano ha scoperto una piccola norma "nascosta" nell’ultimo Dpcm del 2 marzo scorso. In effetti nel primo articolo del testo si legge un comma curioso: "In caso di somministrazione della dose di richiamo, successiva al ciclo primario, la certificazione verde ha una validità tecnica, collegata alla scadenza del sigillo elettronico qualificato, al massimo di 540 giorni. Prima di detta scadenza, senza necessità di ulteriori dosi di richiamo, si emette una nuova certificazione con validità di ulteriori 540 giorni, dandone comunicazione all’intestatario". In pratica, quindi, si tratterebbe di due periodi di 18 mesi ciascuno, per una durata complessiva di tre anni. Secondo il giornale e il dibattito dilagato sui social network, questa "strana" precisazione potrebbe celare l’intenzione nel prossimo futuro di usare il pass per altri scopi, a esempio bloccare dall’accesso dei luoghi pubblici chi non ottempera ad altri obblighi, anche di tipo fiscale.
Una lettura ripresa, appunto, da Meloni. Dal ministero della Salute spiegano però che si tratta solo di un "aggiornamento tecnico", per evitare di dover rivedere la norma di legge ogni 6 mesi. Privo di un nesso con una proroga anche del suo uso. Anzi. Come hanno già spiegato i due sottosegretari Costa e Sileri, si procederà ormai a un progressivo esaurimento delle funzioni di tale strumento. Dal 1° aprile il pass in versione Super non servirà più nei locali pubblici all’aperto. Si sta discutendo sul superamento nei luoghi di lavoro (basterebbe il pass base, ottenibile col tampone), al centro delle maggiori polemiche. Peraltro proprio ieri il Tar del Lazio ha ritenuto, respingendo un maxi-ricorso di 127 dipendenti pubblici, che sia pienamente legittima la sospensione dal servizio e dallo stipendio per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale. E non è escluso che il pass "rafforzato" non venga più chiesto, sempre da aprile, anche sui treni e su metro e bus (dove, in realtà, in diverse città raramente viene chiesto). Cosa accadrà poi in autunno, è ancora presto per saperlo. E dipende anche da cosa deciderà l’Ue.
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