Il sindaco di Roma Ignazio Marino sta meditando di ritirare le dimissioni firmate due
settimane fa. I rumors degli ultimi giorni hanno trovato
conferme questa mattina in Campidoglio, a partire dalla frase
della "fedelissima"
Alessandra Cattoi, secondo cui il
retromarcia del sindaco "è l'unica strada": "Marino è tentato
di ritirare le dimissioni", ha spiegato l'assessore al
Patrimonio, perchè "da alcuni giorni è stato tentato un
dialogo molto complicato con i vertici del Pd, ma non essendoci
altre vie di confronto aperte, l'unica che rimane è quella
istituzionale di ritirare le dimissioni". Alla fine della giunta però Marino ha lasciato il Campidoglio senza rilasciare dichiarazioni. L'ipotesi più probabile è che si arrivi alla discussione in
Consiglio comunale. Il che segnerebbe una ulteriore spaccatura
tra il primo cittadino e il Pd, che dovrebbe "allearsi" con
l'opposizione per far sì che il sindaco venga sfiduciato. Sul
piano formale, l'eventuale ritiro delle dimissioni deve essere
comunicato all'ufficio di segreteria del Campidoglio e, forse,
alla Prefettura di Roma dove è ferma la lettera protocollata
di dimissioni e dove è in atto il conto alla rovescia che, in
assenza di novità, porterà alla
data del primo novembre come
scadenza finale e quindi esecutività delle dimissioni. Con
conseguente nomina da parte del Prefetto Franco Gabrielli di un
commissario per l'amministrazione ordinaria del Comune di Roma,
magari affiancato da quattro sub-commissari per aree delicate,
su tutte quella dei trasporti. A proposito dei quali, l'attuale
assessore Stefano Esposito oggi non partecipa ai lavori della
Giunta.
Intanto il commissario del Pd di Roma, Matteo Orfini, ha
sottolineato, in merito alle polemiche interne al partito (e a
un tweet di Fabrizio Barca sul "Pd cattivo che usa il sindaco
"per riprendere il potere"): "Il processo di rinnovamento e
ricostruzione del Pd romano non si fermerà per mano di
strumentali opportunisti. In questi mesi tanti ne abbiamo
combattuti insieme, e insieme continueremo a cambiare il Pd
Roma". Infine, è duro l'intervento di Raffaele Cantone,
presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, secondo il
quale "stiamo provando a esportare il modello Milano a Roma.
Roma non sta dimostrando di avere gli anticorpi morali di cui
ha bisogno, ma auspichiamo che li trovi in fretta".
La giornata di ieri. Marino: giunta guarda avanti. Il sindaco di Roma Ignazio Marino ostenta sicurezza, dicendo che la giunta «lavora e guarda avanti». Ma anche il Pd non molla, guardando, però, in direzione opposta. Così la giornata di ieri, in cui il sindaco dimissionario ha inaugurato il collegamento viario tra i quartieri Fidene e Villa Spada. Il ponte, un’opera iniziata dieci anni fa, dà lo spunto a Marino per ricordare anche altre recenti realizzazioni, come la riqualificazione di via Marsala. «Questa è una città che ha subito criminalità e corruzione, noi abbiamo dato discontinuità», ha ribadito. Le opposizioni in Campidoglio vanno subito all’attacco. A partire da Alfio Marchini, che bolla le uscite di Marino come «una farsa insopportabile». Anche M5S scalda i motori. Intanto la presidente del Consiglio comunale, Valeria Baglio, dichiara irricevibile la mozione di sfiducia presentata dai pentastellati. Non ha raggiunto i due quinti previsti (19 consiglieri), essendo stata firmata dai soli quattro del movimento. La deputata Roberta Lombardi invita il Pd ad associarsi. Ma questo sembra optare per la soluzione dell’uscita dall’aula pur di non appoggiare mozioni altrui. Voto a cui già Sel si è detta indisponibile. A creare più grattacapi a Marino è proprio il suo partito. Con il premier non pare intenzionato a riceverlo nemmeno al rientro dal tour in Sudamerica. Non è bastata la manifestazione di sostenitori dell’altro giorno davanti al Campidoglio, ai quali il sindaco dimissionario ha promesso di non deluderli. Lui preme perché la crisi sfoci in un passaggio nell’Aula del Campidoglio, ma per il Pd la sua esperienza deve finire presto. E il chiarimento in aula sembra allontanarsi, visto che non è ancora stata convocata la conferenza dei capigruppo. Il timore è quello di una lacerazione interna. Per l’ex assessore ai Trasporti, nominato nell’ultimo rimpasto dopo le vicissitudini di 'mafia capitale', Stefano Esposito, Marino «confermerà le dimissioni, la linea del Pd è stata decisa e non è cambiata. Il Pd ha avuto le p... a rinunciare a Marino, non è stata una decisione presa a cuor leggero. Ci accusavano di tenerlo in piedi perché non volevamo le elezioni, ora possiamo perdere». Esposito esclude le primarie: «Non sono un
must immodificabile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA