Il sindaco dimissionario di Roma
Ignazio Marino è arrivato in Campidoglio, protetto da un severo
dispositivo di sicurezza e accerchiato dai giornalisti. È
entrato a Palazzo senatorio dall'ingresso secondario, per poi
spostarsi nella Sala Rossa, dalla parte opposta di Piazza del
Campidoglio, per presiedere delle nozze previste da tempo,
nonostante l'eccezionalità della giornata.Marino firmato l'assegno di circa 20 mila euro, come aveva annunciato, per pagare le spese effettuate con la carta di credito del Campidoglio. Lo ha riferito
l'assessore capitolino alla
legalità, Alfonso Sabella, al termine di un incontro con il
sindaco di Roma dimissionario, Ignazio Marino. "Il sindaco ha abbastanza intelligenza
per capire che in venti giorni non cambiano le condizioni
politiche che hanno reso non proseguibile la sua esperienza
amministrativa", ha aggiunto il magistrato, che non crede che il primo cittadino possa revocare le sue
dimissioni nei venti giorni di tempo che la legge gli
attribuisce.La successione. Ora si guarda ai nomi da spendere per una sfida che si preannuncia senz'altro dura, durissima, per il centrosinistra. Girano già le prime ipotesi, ma di fatto nessuno è ancora in pista. Si muovono il centrodestra, la destra che ha un nome forte da spendere, quello di Giorgia Meloni, e i 5 stelle, che tra poco più di un mese chiuderanno il programma grillino per la città selezionando 5 priorità con la cittadinanza.Il nome di Sabella è uno di quelli indicati per il commissario. "Non so, non ho mai fatto politica in vita mia", si è schermito assicurando: "non ho mai visto Renzi in vita mia". Quanto l'assessore stamattina, prima dell'incontro con Marino in Campidoglio. "Non mi sono posto il problema, nessuno mi ha chiesto di farlo e sono pressochè certo che nessuno mi chiederà di farlo", ha affermato il magistrato. E se glielo chiedessero? "Dovrei pensarci a lungo perché qua è un'impresa: è quasi una 'mission impossible' riuscire a mettere ordine nella macchina amministrativa capitolina, che è la prima cosa che va fatta perchè il lavoro fatto finora è solo una goccia nel mare, ed è pure tanto"L'articolo 141 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali disciplina tutti i possibili casi di
"scioglimento e sospensione dei consigli comunali e
provinciali": dopo le dimissioni, il sindaco ha 20 giorni di tempo per revocarle: in questo lasso di tempo,
sindaco, giunta e consiglio potrà esercitare solo poteri
di ordinaria amministrazione. Al ventunesimo giorno, scatta la
procedura di scioglimento del consiglio e di nomina, da parte
del prefetto, di un commissario destinato a concentrare su di
sè - con l'aiuto di alcuni subcommissari - le funzioni di
sindaco, consiglio e giunta.