mercoledì 20 ottobre 2010
In commissione al Senato approvato l’emendamento Vizzini che sospende i procedimenti contro le Alte cariche anche per fatti precedenti l’elezione. Schifani: testo aperto a proposte di tutti.
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Via libera della commissione Affari costituzionali del Senato alla "retroattività" del lodo Alfano. Sulla giustizia, ieri, c’era attesa soprattutto per l’accelerazione sulla riforma da parte del Guardasigilli, che ha incontrato i vertici di Camera e Senato, alla ricerca soprattutto dell’adesione di Gianfranco Fini. Incontro da cui uscirà soddisfatto («ho registrato uno spirito costruttivo», dice), ma la vera novità arriva dalla Commissione di Palazzo Madama. L’emendamento del relatore Carlo Vizzini viene approvato col sì convinto dei finiani, subito avallato da Giulia Bongiorno e dal coordinatore Adolfo Urso che garantiscono via libera anche alla Camera. La norma prevede che «i processi nei confronti del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio, anche relativi a fatti antecedenti l’assunzione della carica, possono essere sospesi con deliberazione parlamentare». E quando in serata il premier torna a Roma e vede il Guardasigilli si dice cautamente ottimista e si sbilancia: «È un passo avanti, le posizioni si stanno ammorbidendo». I giuristi sono prudenti, vista la lunga gestazione prevista per una norma di modifica costituzionale. E d’altro canto la portata del provvedimento è ben minore della retroattività prevista dal processo breve nel testo approvato dal Senato (retroattività che riguarda, in quel caso, i procedimenti dell’intera cittadinanza, e che ora sembra destinata a saltare, alla Camera). Ma il segnale politico c’è tutto : è l’immagine plastica del disgelo nella maggioranza. La scelta, peraltro, convince poco i militanti finiani che prendono d’assalto il sito di Farefuturo.La norma riguarda anche la presidenza della Repubblica, ma dal Quirinale, in serata, arriva una risposta secca al tentativo di tirarlo in ballo, in particolare da parte di Idv, col portavoce Leoluca Orlando. «Come già affermato la Presidenza della Repubblica resta sempre rigorosamente estranea alla discussione di qualunque proposta di legge e di sue singole norme», recita la scarna nota del Colle.La svolta in commissione al Senato arrivava a corroborare di fiducia il tour istituzionale del ministro della Giustizia, che dopo aver esposto al Capo dello Stato (anche nelle vesti di presidente del Csm) i principi salienti della proposta di riforma, ieri li ha illustrati in mattinata a Schifani e in serata a Fini. Sarà un «testo aperto a tutti i contributi» e non «contro la magistratura», dirà il Presidente del Senato dopo aver visto Alfano.Si parla di una ripartizione paritaria al 50 per cento delle nomine politiche e togate del Csm. Ma anche Fini, dopo aver visto il Guardasigilli, non carica di significato l’evento. Dal presidente della Camera, insomma, anche nella sua veste di leader di Fli, nessun sì o no preconcetto. «Non si può giudicare compiutamente una bozza di linee guida», prende tempo il presidente della Camera. Che però subito avverte: «Esso non potrà contenere norme controverse, se non inaccettabili». E poi esemplifica: «L’auspicata separazione delle carriere andrà disciplinata in modo da non comportare alcuna ingerenza del potere esecutivo su quello giudiziario»; e sollecita «massima chiarezza» nella formulazione della normativa, soprattutto sulle funzioni dell’istituenda Alta Corte di Disciplina». Ma per Alfano può bastare così: «Sarebbe stato ingenuo aspettarmi giudizi risolutivi in positivo o negativo solo su delle linee guida».
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