L'Ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera - Per gentile concessione SassiLive.it
Una risonanza magnetica prenotata… in tribunale. Finisce così la lunga attesa di Rosa (il nome è di fantasia), 51 anni, residente a Matera, alla quale un esame diagnostico, a settembre, rivela la comparsa di noduli al fegato. La donna teme una patologia grave. Il medico curante le ordina una risonanza magnetica addominale da eseguire al massimo entro 10 giorni, per verificare la natura dei noduli. Rosa prova a prenotare il test radiologico per telefono, ma per giorni viene rimbalzata dal Cup che le spiega che non ci sono posti liberi. Raggiunge allora di persona, più volte, l’ospedale “Madonna delle Grazie” del capoluogo, dove però il risultato non cambia: non ci sono date per quell’esame, le dicono. Le strutture private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, invece, le offrono alcune disponibilità (novembre 2023, oppure gennaio 2024) ma con un costo dovuto all’utilizzo del mezzo di contrasto, non compreso nell’esenzione di cui gode Rosa, che versa in condizioni economiche di estrema indigenza. La donna non può pagare e rinuncia. Passano i giorni, la paura aumenta.
Rosa prova allora l’ultima carta: chiede aiuto ad un avvocato, Angela Maria Bitonti, presidente dell’Adu (Associazione per la tutela e promozione dei diritti dell’uomo) che si fa carico del caso. La legale presenta un ricorso al tribunale della città dei Sassi. Che lo accoglie con carattere di urgenza e, senza neanche sentire la controparte, ordina all’Azienda sanitaria di Matera (Asm) di eseguire rapidamente la risonanza all’addome con mezzo di contrasto specifico per il fegato.
«Acclarato che nell’immediatezza venga in rilievo un rilevantissimo “periculum” – scrive nel provvedimento il giudice Angelo Franco - e, data l’urgenza dell’accertamento, è opportuno scongiurare che ritardi diagnostici possano comportare un’eventuale compromissione delle terapie». Per Bitonti, «il giudice ha ritenuto prevalente il rischio per la mia assistita rispetto agli evidenti problemi organizzativi dell’Asm. Il tribunale, insomma, ha considerato la rilevanza estrema del diritto costituzionale alla salute. Questo decreto può aprire la strada ad altri provvedimenti simili». L’esame è stato eseguito nelle scorse ore, con un ritardo di almeno un mese rispetto alla data ultima indicata dal medico di famiglia. «Ci auguriamo che l’esito dell’esame sia rassicurante – dichiara l’avvocato Bitonti -. Se invece questo ritardo si dovesse rivelare peggiorativo per la salute di Rosa, allora faremo valere i nostri diritti. Comunque vada – osserva la legale – questa storia è una sconfitta per la nostra sanità, perché vedersi riconoscere il diritto di accedere alle prestazioni mediche passando da un tribunale lascia tanto amaro in bocca».
Quello della signora Rosa, aggiunge dal canto suo il presidente dell’Ordine dei medici di Matera, Franco Dimona, «è un caso che risulta ancor più doloroso pensando a tutti gli altri cittadini che restano in quella medesima lista d'attesa e che magari non possono o non vogliono adire l'iter giudiziario contro le strutture sanitarie. Ma possiamo trasformare il tribunale in un Cup?». D’altra parte, sottolinea Dimona, nelle unità operative degli ospedali del Materano, le condizioni sono al limite, con «medici costretti, da mesi, ad effettuare più del doppio degli orari previsti, senza alcun riposo, obbligati a rinviare ferie e congedi, lavorando spesso in precarie condizioni cliniche. Tutto questo – dice il presidente dell’ordine - va avanti da anni, ed è tra le cause dell'allontanamento degli strutturati e del mancato reclutamento di nuovi medici nelle strutture Asm». Inutili gli allarmi trasmessi a politica e istituzioni regionali: «Nessun risultato concreto si è potuto registrare sino ad oggi». Eppure, le conseguenze di questo andazzo sono immaginabili: «Chi di noi - lamenta Dimona - salirebbe su un aereo se sapesse che il pilota non riposa da più di 12 ore perché è appena rientrato da un volo intercontinentale? E allora come possiamo chiedere qualità e sicurezza delle cure a medici che per carenza di organico lavorano più di 60 ore a settimana?».