La legge di stabilità arriva in Parlamento. A dieci giorni dal consiglio dei ministri che - il 15 ottobre - ha approvato la manovra entro i termini per l'invio in Europa del documento di programmazione di bilancio 2016, il testo definitivo è approdato in Senato, controfirmato dal
Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il provvedimento
verrà incardinato in Commissione Bilancio tra oggi e martedì,
ma dal dibattito politico già emergono i punti nevralgici che
partiti, categorie e lobby punteranno a modificare nel corso
dell'iter parlamentare.
La prima norma oggetto di contestazione, e che con ogni
probabilità registrerà una pioggia di emendamenti, sarà la
misura simbolo della manovra: la cancellazione della Tasi. A
criticarla è soprattutto la minoranza Pd che, insieme a Sel,
reputa l'esclusione degli immobili di lusso dall'eliminazione
della tassa un ritocco parziale e non sufficiente. Stefano
Fassina e Arturo Scotto hanno già fatto della battaglia sulla
casa la loro bandiera, ricordando più volte che il top-10% dei
contribuenti versa il 37% del gettito e che cancellare la Tasi
per il 90% delle famiglie fa risparmiare quasi 2 miliardi di
euro all'anno che potrebbero essere dedicati al contrasto alla
povertà.
Le due anime del Pd appaiono in contrapposizione evidente
anche su altri punti cardine della legge: pensioni, sanità e
tetto al contante. L'innalzamento della soglia a 3.000 euro,
difeso strenuamente da Matteo Renzi e dal ministro
dell'Economia, Pier Carlo Padoan, è apertamente rifiutato dalla
minoranza dem, che chiede al governo un cambiamento di rotta
anche sulla revisione del budget sanitario e sui trasferimenti
alle Regioni. La loro diminuzione, lancia l'allarme il senatore
della minoranza, Federico Fornaro, "rischia di mettere in
discussione la tenuta complessiva della sanità pubblica". Una
posizione su cui convergono anche i governatori
dell'opposizione, a partire da Luca Zaia. Cesare Damiano chiede
di anticipare l'innalzamento della soglia della no tax area per
i pensionati al 2016, di allargare la platea della salvaguardia
degli esodati e di mantenere almeno per il Sud gli stessi
livelli di decontribuzione validi ad oggi.
Dal Movimento 5 Stelle parte invece l'offensiva sui giochi,
capitolo poco gradito anche ai cattolici di Ncd. La misura
mette a gara 15 mila licenze per i punti scommesse. La lotta,
oltre che ideologica, si prospetta attenta ai numeri ed alla
base d'asta per accedere ai bandi: i punti scommesse vendita
potrebbero diminuire ma la base d'asta, ora fissata a 32 mila
euro, potrebbe salire.
Sul piede di guerra appaiono anche i sindacati pubblici per
quella che viene definita "la mancia" elargita per il rinnovo
del contratto degli statali. Le risorse messe a disposizione
ammontano in totale a 300 milioni di euro, una cifra giudicata
insufficiente anche dai sindacati di polizia, pronti ad
utilizzate "tutti gli strumenti di lotta necessari" per
modificare l'importo.
Battaglia già combattuta lo scorso anno con qualche punto a
favore degli interessati è infine quella che si ripropone anche
questa volta per Caf e patronati. La manovra taglia di 100
milioni gli stanziamenti per i primi e di 48 quelli per i
secondi. Ma con quelle sforbiciate, denuncia l'Inas Cisl, è
rischio la tutela stessa dei cittadini.