Luigi Sbarra, leader della Cisl - Archivio
Fermare la strage sul lavoro. Nell’anniversario dello Statuto dei lavoratori oggi i sindacati si mobilitano per aprire una “vertenza sicurezza” dopo la scia di morti delle ultime settimane e la commozione che ha suscitato la scomparsa della giovane mamma Luana D’Orazio, uccisa da un macchinario tessile a Prato. Ne parliamo con il leader della Cisl Luigi Sbarra.
Segretario Sbarra, a che punto è la tragica contabilità delle morti bianche? I dati sono in crescita nonostante l’attività economica ridotta. È colpa del Covid o c’è dell’altro?
È una situazione inaccettabile. Una vera emergenza nazionale che offende i valori della Costituzione e macchia in modo indelebile la dignità e la credibilità di molte aziende e delle istituzioni. Siamo quasi a 200 morti dall’inizio dell’anno, oltre tre vittime al giorno. Non c’è settore produttivo fuori da questa strage silenziosa. Le difficoltà economiche legate al Covid non possono diventare un alibi per ridurre i controlli e non applicare le norme di sicurezza, come sta accadendo in molti casi. La vita umana viene prima di ogni logica del profitto.
Domani (oggi per chi legge) è in programma la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil. Quali obiettivi vi proponete?
Diremo che non c’è lavoro dignitoso senza sicurezza e tutela della vita umana, nelle assemblee che faremo unitariamente in tanti luoghi di lavoro. Io sarò in un grande cantiere edile in Toscana ad ascoltare le istanze dei lavoratori. Bisogna far ripartire il Paese in sicurezza, mettendo al centro il valore sociale del lavoro, la sua qualità, la tutela della persona. Un principio tradito da moltissime aziende che, mettendo in pericolo i lavoratori, non solo compiono un atto illecito, ma danneggiano la credibilità delle realtà sane, che per fortuna sono ancora tante. Dobbiamo far capire a tutti che la sicurezza è un investimento e non un costo per l’azienda.
Come si fa a fermare questa strage?
Dobbiamo rendere stabili i controlli, assumendo nuovi ispettori e medici del lavoro. Dare piena attuazione al Testo Unico del 2008, avviare una campagna di sensibilizzazione a ogni livello, cominciando dalle scuole. Vanno migliorate le sinergie tra tutte le istituzioni e gli organi di vigilanza coinvolti nella “filiera” della sicurezza, superando inefficienze inconcepibili. Bisogna bloccare la deregulation sugli appalti ed adottare la “patente a punti” per tutte le aziende, con meccanismi premiali e sanzionatori. E poi garantire finanziamenti veri e mirati per modernizzare gli ecosistemi lavorativi e per introdurre nuove tecnologie nelle Pmi. Anche il lavoro digitale va tutelato. Insomma, serve una strategia nazionale, cosa che finora è mancata.
Lei aveva chiesto al governo un tavolo sulla ripartenza e il Recovery.
Abbiamo chiesto al Premier Draghi di riconvocare il tavolo di confronto con il sindacato a Palazzo Chigi. Ci sono troppi ritardi e titubanze da parte dell’esecutivo su molte questioni aperte. Dobbiamo discutere sui contenuti e sulla governance del Pnrr, affrontare il tema delle riforme, fisco, semplificazioni, Pa, avviare la discussione sulle pensioni, chiarire i contenuti del decreto Sostegni in particolare sulle questioni del lavoro. Poi bisogna chiudere anche l’importante Patto sulla scuola. E occorre dare risposte alle tante vertenze aperte al Mise, a chi ha perso il lavoro, alle famiglie a basso reddito, ai giovani e alle donne che si vedono negato un futuro.
Sullo stop ai licenziamenti per ora non vi hanno ascoltato.
Lo abbiamo detto con chiarezza al governo: la moratoria generalizzata va prorogata almeno al 31 ottobre. Per tutte le aziende. Non esistono settori produttivi indenni dalla crisi. E la risposta non possono essere altri licenziamenti dal 1 luglio. Bisogna estendere a tutti i lavoratori le indennità Covid, rendere universali gli ammortizzatori e rilanciare le politiche attive, rafforzando i contratti di solidarietà difensivi ed espansivi. Per il Mezzogiorno bisogna poi cogliere le opportunità di una mobilitazione irripetibile di risorse, 202 miliardi entro il 2027. Queste sono le cose che dobbiamo discutere subito a Palazzo Chigi. Questa è la concertazione e il patto sociale che noi vogliamo. E siamo pronti a mobilitarci nelle prossime settimane per un cambio di passo vero dell’azione del governo.
Siamo al 51° anniversario dello Statuto dei lavoratori. Un testo ancora attuale? Il ministro Orlando propone una legge sulla rappresentanza. Altri spingono per il salario minimo.
Lo Statuto dei lavoratori è ancora uno strumento di tutela importante per tutto il mondo del lavoro. Bisogna proseguire su quel solco tutelando i nuovi lavori, a partire da quello delle piattaforme digitali, applicando i contratti a tutti e aprendo la strada finalmente anche alla partecipazione dei lavoratori alle scelte ed al capitale delle aziende. Ma non servono leggi sulla rappresentanza e nemmeno sul salario minimo. La dinamica dei salari è meglio difesa dai contratti che prevedono una serie di diritti e di istituti, non solo una paga oraria. Con un minimo fissato per legge molte aziende potrebbero disconoscere i contratti.