Dopo che la nave Sea Watch 3 ha provato a entrare nel porto di Lampedusa, ma è stata bloccata dalle autorità italiane, sono nuovamente saliti a bordo gli uomini della Guardia di Finanza promettendo una "soluzione rapida" che finora ha tardato ad arrivare anche se la legge italiana vieta l'arbitrario trattenimento delle persone per oltre 48 ore e da mercoledì alle 14 l'equipaggio della Sea Watch 3 e le 42 persone soccorse sono di fatto in questa condizione, in attesa di ricevere ordini dalle autorità italiane.
Dopo 12 giorni bloccati in mare, la capitana Carola Rackete mercoledì aveva infranto il divieto di oltrepassare il limite delle acque territoriali e nel video qui sotto spiega le motivazioni che l'hanno spinta oggi ad avvicinarsi a un miglio dal porto di Lampedusa:
🔵 After being left alone in a state of necessity, inside Italian waters for over 24 hours, #SeaWatch3 started closing in on the port of #Lampedusa, at around 3pm.
Under this renewed pressure we were finally told a few minutes ago: "The situation's probably getting unlocked." pic.twitter.com/rpC0iawzh7
"Stamane - informa la portavoce - la nave ha informato le autorità che erano trascorse ormai 24 ore dalla dichiarazione dello stato di necessità che l'ha costretta a entrare nelle acque territoriali. Alle 14.16 non avendo ricevuto risposta, ha proceduto verso il porto. Ma a circa un miglio le è stato intimato di spegnere i motori".
Nel frattempo una delegazione di parlamentari - tra gli altri Nicola Fratoianni, Matteo Orfini e Graziano Delrio - con un gommone attorno alle 16.30 aveva raggiunto la nave Sea Watch 3 ancora bloccata a un miglio dal porto di Lampedusa. A bordo vi erano ancora alcuni uomini della Guardia di Finanza per ulteriori controlli. E nel frattempo i parlamentari hanno deciso di restare a bordo fino a che la soluzione non sarà trovata.
Nel corso della giornata la Ong Sea Watch ha fatto sapere di aver presentato un esposto alla procura di Agrigento affinché si valutino "eventuali condotte di rilevanza penale" da parte delle "autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso" e per chiedere che venga valutata "l'adozione di tutte le misure necessarie" per consentire lo sbarco dei migranti "e porre fine alla situazione di gravissimo disagio" a cui sono sottoposti. L'esposto è stato presentato dagli avvocati Alessandro Gamberini e Leonardo Marino.
E nel contempo è arrivata una risposta dai Paesi Bassi: "Come il governo olandese ha affermato da tempo, comprendiamo le preoccupazioni dell'Italia e riconosciamo i suoi sforzi nel frenare la migrazione incontrollata verso l'Ue. È anche noto che il governo condivide le preoccupazioni riguardo alle azioni della Sea-Watch 3", ma mentre i Paesi Bassi si assumono la responsabilità sul fatto che la barca batte bandiera olandese, "ciò non significa che prenderemo anche i migranti". È quanto afferma il ministro olandese delle migrazioni, Ankie Broekers-Knol in risposta alle dichiarazioni di Matteo Salvini.
I barchini che approdano a Lampedusa mentre la Sea Watch 3 è ancora in attesa
Nella notte, dopo che la guardia di finanza aveva controllato i documenti dell’equipaggio, l’autorizzazione allo sbarco non è arrivata. E nel frattempo senza tregua sono approdati a Lampedusa decine di migranti: un barchino dopo l'altro raggiungono le coste italiane, sfiorando la Sea Watch 3, ancora ormeggiata da mercoledì pomeriggio davanti al porto dell'isola, con a bordo da due settimane 42 persone soccorse in mare e in attesa di poter scendere a terra. Dieci persone presumibilmente tunisine, tra cui una donna e un minore, sono approdate all'alba in autonomia direttamente al molo sotto la Capitaneria di porto, altri 34 (compresi 4 bambini) sono stati intercettati dalle motovedette quando erano su due piccoli natanti a 8 miglia dall'isola.
Per ciò che riguarda la vicenda della Sea Watch 3, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha dichiarato che la cosa è nelle mani della magistratura e che il comportamento del capitano Carola Rackete, che ha sfidato il divieto di entrare in acque territoriali italiane "è inaudito" e ha causato irritazione nel governo.
Ottava notte di protesta sul sagrato della chiesa di Lampedusa
"Per lo sbarco dei dieci tunisini avvenuto questa mattina poco prima delle sei il porto non era chiuso? Non c'erano le telecamere? - ha commentato polemicamente il sindaco di Lampedusa Salvatore Martello - Questi migranti non li aspettava nessuno?". Il parroco don Carmelo La Magra ha passato con altri volontari l'ottava notte sul sagrato della chiesa per chiedere lo sbarco dei 42 migranti della Sea Watch 3: "Speriamo sia l'ultima - ha detto il sacerdote, che appare stanco - ma dobbiamo continuare in questa forma di solidarietà. Più chiudiamo, più mettiamo a rischio noi stessi, perché rimaniamo chiusi dentro. È bello che ci siano tante iniziative analoghe in giro per l'Italia. Quando c'è il male, il bene diventa più evidente".
Gli appelli. Il commissario Ue: "Stati siano solidali"
Intanto ennesimo appello all'Europa da bordo della Sea Watch3: "Buongiorno Ue. Ieri siamo entrati nelle acque territoriali dell'Italia per necessità. Abbiamo avuto già la Guardia costiera e la Finanza a bordo. Abbiamo aspettato una notte. Non possiamo aspettare ancora. La disperazione delle persone non è qualcosa con cui giocare". E dall'Europa si leva la voce del commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avcramopoulos a chiedere di fare progressi attraverso dialogo e cooperazione: "La migrazione è una sfida congiunta, e la dobbiamo affrontare insieme come Unione. Dobbiamo lavorare in modo collaborativo per trovare soluzioni, come abbiamo fatto negli anni passati - ed i risultati di quel periodo sono chiari. Torno a chiedere agli Stati di essere costruttivi e di muoversi oltre la politica nazionale".
Si è fatto sentire anche il vescovo di Noto, delegato della Conferenza episcopale siciliana per le migrazioni: "Devono scendere perché sono esseri umani, nostri fratelli - dice monsignor Antonio Staglianò - e l'ospitalità è un diritto umano fondamentale che le nostre legislazioni dovrebbero opportunamente declinare. Poi Salvini faccia ciò che deve, ciò che prevede la legge e ognuno si assuma la responsabilità dei propri gesti. La Sea Watch sa bene che può incorrere in sanzioni avendo violato le leggi italiane, ma le questioni giuridiche vengono dopo le vite umane".