«Mi hanno chiamato ora dal Cda. Il piano industriale appena approvato all’unanimità è un contenitore vuoto. Non c’è la svolta che il Paese si aspetta, non c’è un progetto chiaro, dettagliato. Dal vertice esce solo l’ennesima triste polemica destinata a scuotere la tv pubblica».
Michele Anzaldi, renziano e membro della Vigilanza, sbuffa mentre arrivano i primi particolari di un vertice teso: Carlo Verdelli, il direttore editoriale della Rai, sarebbe stato affiancato da due vice, Francesco Merlo, giornalista di Repubblica e Pino Corrias, attuale capostruttura Rai fiction. «Verdelli si è dimostrato non in grado di gestire da solo le ultime sfide dell’informazione. È scivolato sul caso Vespa e l’intervista al figlio di Riina. Ma il continuo ricorso a professionisti esterni non mi convince. E poi ieri non hanno assunto solo Merlo».
A cosa si riferisce? È stata annunciata la nomina anche di Diego Antonelli dall’Ansa. E a questo punto i dirigenti esterni assunti dai nuovi vertici fino a oggi sarebbero 21, ma il regolamento impone che non superino il 5% dei dirigenti interni, che sono 267. Quindi la Rai non dovrebbe avere più di 13-14 dirigenti esterni. Ora dall’azienda aspettiamo subito risposte anche su questo.
Che succede in Rai? Sono otto mesi che tutto è immobile. Che lavora malissimo. Che passa da un incidente a un altro. Una tv pubblica così allo sbando non si era mai vista e non credo che possa bastare la nuova squadra di Verdelli a fare il miracolo.
Il nuovo piano industriale però c’è. Non c’è nulla di vero, non c’è nessun nuovo piano concreto. Capiremo, ma ora che è notte, mi parlano solo di linee guida vuote, generiche. E solo di anticipazioni che fanno venire i brividi. Vogliono ridurre l’informazione, tagliare le edizioni dei tg e lasciare l’organico inalterato. Mille e seicento giornalisti e cento direttori... È assurdo, solo assurdo.
Assurdo? La riduzione dell’informazione è una scelta pericolosa. Che apre inquietanti interrogativi perché la capacità di informare deve restare la vera differenza tra la Rai e le tv commerciali. E invece sono stati buttati otto mesi in chiacchiere superpagate. Così la tv pubblica muore.
Si spieghi. I nuovi vertici si sono insediati ad agosto. Io ho votato Monica Maggioni. Convinto. È una brava giornalista e ha capacità e qualità, ma anche lei in questa fase mi pare arrancare. Non vedo qualità. Non vedo programmi di approfondimento. Non vedo attenzione alle grandi questioni che scuotono la società. Così non solo non fai servizio pubblico, ma perdi anche ascolti. Gli italiani non pagano 2 miliardi di canone per l’intrattenimento; pretendono qualità.