Greta Thunberg guida il corteo venerdì mattina a Milano - ANSA
A Milano, gli studenti, i fumogeni, la musica e i cori per il clima e per il popolo palestinese. Sono più di duemila i ragazzi radunati in Largo Cairoli, in pieno centro, per la manifestazione per il clima organizzata da Fridays For Future. La camionetta, che apre la strada al corteo, all’improvviso si ferma. Mimetizzata tra i dimostranti, sulle spalle una kefiah – il copricapo tradizionale della cultura araba –, c’è anche Greta Thunberg, l’attivista svedese che ha fondato il movimento dei giovani verdi. Dopo una serie di interventi dalla testa del corteo, parla lei. Prende il microfono e cala un silenzio di attesa e di curiosità. La ragazzina che stava appostata fuori dal parlamento svedese ora è diventata una donna e sta per parlare: «Viviamo in un’epoca di sfruttamento, violenze ed oppressioni. Genocidi, ecocidi, carestie, guerre, colonialismo, aumento di disuguaglianze e una crescente crisi climatica: sono tutte crisi interconnesse che si rafforzano a vicenda e portano sofferenze inimmaginabili», attacca la giovane icona dell’attivismo mondiale.
Quella che inizialmente era una semplice denuncia dei crimini commessi contro l’ambiente, con l’intensificarsi delle guerre sembra ora essersi trasformata in una protesta politica in contrasto all’«imperialismo» e alla «colonizzazione» del mondo Occidentale. «Ogni singolo giorno - continua Greta Thunberg –, specialmente nell’ultimo anno con quello che sta succedendo in Palestina, il mondo ha mostrato la sua vera natura. I palestinesi hanno vissuto per decenni sotto l’oppressione soffocante di un regime di apartheid e nell’ultimo anno con il genocidio in diretta streaming di Israele il mondo ha nuovamente abbandonato la Palestina».
La posizione del movimento è chiara: non c’è giustizia climatica senza la liberazione dei popoli oppressi. E dopo la carrellata sulle guerre in corso, il tema ritorna ad essere quello dell’emergenza climatica. L’umanità sta superando il limite di 1.5 gradi senza che ci sia in vista una reale riduzione dell’emissioni globali di gas serra». L’orologio dell’apocalisse continua il suo fatale giro: mancano meno di cinque anni prima dell’ora “X”. «La lotta per la giustizia climatica – continua Greta – è una lotta contro le lobby delle combustibili fossili così come è una lotta contro le industrie delle armi e l’estrattivismo delle risorse naturali delle comunità nelle aree più colpite. Il movimento per la giustizia climatica è un movimento de-coloniale, contro il genocidio, contro l’ecocidio che chiede la liberazione e giustizia per tutti e un sistema che metta le persone prima dei profitti».
Intanto a Roma, i manifestanti hanno raggiunto il ministero dell’Istruzione. Saliti sulle scale della sede del dicastero hanno acceso fumogeni e intonato cori. Alle loro spalle, davanti all'ingresso del ministero, un cordone di agenti della polizia. Tra i collettivi autonomi e le organizzazioni studentesche ci sono state alcune tensioni, con spintoni e megafoni tolti dalle mani.