Piersanti Mattarella - Ansa
A 45 anni dall’omicidio di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione siciliana considerato l’erede politico di Aldo Moro, assassinato sotto casa il giorno dell’Epifania in procinto di recarsi a Messa con la famiglia, la Procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati due persone che potrebbero essere gli esecutori materiali del delitto, avvenuto sotto gli occhi della moglie Irma e dei figli, Bernardo e Maria, mentre il fratello Sergio, attuale capo dello Stato, fu fra i primissimi ad accorrere. Secondo quanto riportato da Repubblica, ci sarebbe una svolta nell'inchiesta, che è stata riaperta. I due indagati sarebbero «soggetti legati alla mafia accusati di essere i sicari dell'esponente della Dc», scrive il quotidiano. Per l'omicidio Mattarella sono stati condannati solo i mandanti, i componenti della Cupola di Cosa nostra, mentre sono stati assolti Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini, che erano finiti sotto inchiesta con l'accusa di essere i killer dell'ex governatore. Ma si è sempre parlato di una pista politico-mafiosa, a ipotizzarlo era stato il giudice Giovanni Falcone che indagò sul delitto eccellente.
«L'assassino di Mattarella - si legge nel'articolo - è a volto scoperto e viene visto da almeno 5 testimoni: è un uomo sui 25 anni, con l'aspetto da bravo ragazzo, altro circa un metro e settante. Corporatura robusta, capelli castani. La vedova di Mattarella ha consentito di disegnare l'identikit, e ha definito il capo dei Nar, Valerio Fioravanti, nelle foto pubblicate dopo l'arresto, come una persona molto simile a lui». Adesso la Procura di Palermo ha raccolto «nuove rivelazioni, nuovi dati e riscontri che rafforzano il quadro dell'accusa nei confronti dei nuovi indagati».