Un pannello dedicato alla mostra sugli alberi di MIlano - Fotogramma
Un anno fa, la notte tra il 24 e il 25 luglio, una violentissima tempesta ha travolto Milano abbattendo 4.776 alberi in pochi minuti. Per ricordare il nubifragio sulle cancellate dei Giardini Pubblici, lato corso Venezia, da ieri è allestita per un mese la mostra “Milano 25 luglio 2023: la fragilità degli alberi”. «Una mostra che vuole fare un gesto di memoria dei nostri alberi perduti, ma soprattutto che vuole raccontare quello che faremo e abbiamo fatto in questo anno – ha detto l’assessora al Verde e Ambiente, Elena Grandi –. È stato un anno di grandissimo lavoro: abbiamo piantato in città 20.500 alberi, tra alberi e piante forestali e da novembre inizieremo a ripiantare i quasi 5mila alberi caduti durante la tempesta. Partiremo a novembre perché abbiamo dovuto ordinarli e farli crescere nei vivai per essere perfetti quando li metteremo a dimora nella stagione giusta, che va da novembre a marzo».
Le trenta immagini sono state scattate dal fotografo del Comune di Milano, Andrea Scuratti e da altri professionisti tra cui Andrea Cherchi, Matteo Donzelli, Andrea Fasani, Elena Galimberti, Daniele Mascolo. Testimoniano l’entità delle conseguenze della crisi climatica, l’impatto che un fenomeno imprevedibile come il downburst (raffiche orizzontali) ha avuto sul paesaggio urbano e le reazioni dei cittadini e delle cittadine milanesi.
«Il cambiamento climatico richiede una riprogettazione del verde della città – ha continuato l’assessora –. Abbiamo visto quali sono le specie che hanno resistito meglio e ne terremo conto dove faremo interventi di rinnovo. In via Fabio Filzi abbiamo piantato la gleditsia che è un albero medio. Ai giardini Montanelli possiamo mantenere quello che già c’era. Gli olmi, invece, si sono rivelati fragili. Anche i Celtis in piazza IV novembre, che sono a rischio, andranno abbattuti. Ma la sostituzione dipende dalle aree e comunque è un lavoro che va fatto con gradualità».
Fondamentali per la cura e la salvaguardia del verde cittadino le attività di controllo e verifica su tutto il patrimonio arboreo della città. In particolare, l’attenzione è su tutte le alberature classificate più a rischio: si tratta ad oggi di 38mila alberi, che sono monitorati costantemente.
«C’è il problema dei viali alberati che sono utilizzati come parcheggi abusivi e che producono un danno serio agli impianti radicali degli alberi – ha sottolineato Grandi –. Stiamo lavorando per liberarli un po’ alla volta. Ognuno dei nove municipi ha segnalato alcuni parterre alberati da cominciare a liberare. Non è semplice, ma si può fare. Pensiamo al grande lavoro in via Pacini. È un progetto che rende il suolo drenante: raccoglie l’acqua piovana e la reimmette in un impianto di irrigazione dell’area. Abbiamo fatto lo stesso in corso di porta Vercellina e lo stiamo facendo in via Cadore. Nel piccolo, anche in via Aselli dove è nata un’iniziativa spontanea, ma che è diventata motivo per liberare un tratto della via dalle auto in sosta».
Grazie al Fondo “Milano per gli Alberi”, cui hanno contribuito i cittadini e le aziende milanesi, è stato raccolto più di un milione e 300mila euro che consentiranno di sostituire i 3.838 alberi caduti nei parchi e nelle aree verdi e i 938 lungo i filari stradali. Msc Foundation ha fatto una grande donazione che servirà a ripristinare 200 alberi dei giardini Montanelli.
«Vorrei ringraziare i milanesi, aziende, privati, fondazioni, che ancora una volta hanno dimostrato con la loro generosità l’amore per la nostra città – ha detto Grandi –. Questa mostra ci racconta della fragilità dei nostri alberi, bene prezioso per il benessere della città, che dovremo curare e tutelare sempre di più e meglio. Milano, ricordiamolo, ha un patrimonio di circa 500mila alberi. Dobbiamo ripensare a come, dove, ripiantare i nuovi alberi e di quali specie; e dobbiamo avere il coraggio di sostituire gli alberi più vecchi e malati per creare nuovi viali alberati belli, sani e rigogliosi e nuove aree verdi. Solo così costruiremo una città più verde e più sana, in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici e di mitigarne gli effetti».
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