Nel vocabolario personale, artistico e femminile di Isabel Russinova la parola violenza - specie quella sulle donne - è bandita. Rispetto, armonia tra uomo e donna, comune dignità umana pur nella valorizzazione delle differenze sono invece i termini che piacciono all'attrice di origine bulgara, ma vissuta fin da piccola a Trieste e adesso a Roma. La recente Giornata per stigmatizzare i tanti episodi di sopruso fisico e verbale contro l'universo femminile (non di rado sfocianti nell'irreparabile) l'ha vista in prima linea. "Sono stata educata a vivere nell'accordo delle differenze. Mia madre era ortodossa, mio padre cattolico, ma si sono sempre amati e rispettati anche nella loro fede. E poi ho avuto intorno a me l'esempio di donne illuminate, come mia nonna ad esempio, che mi hanno "vaccinato" contro ogni forma di violenza e spinto a far sì che anch'io potessi dare un contributo al 'mai più' che oggi è diventato patrimonio diffuso anche grazie all'insegnamento di papa Francesco, che personalmente ammiro e stimo moltissimo".
A 62 anni, Maria Isabella Cociani (questo il suo nome all'anagrafe), ex ragazza di Discoring è diventata un'apprezzata interprete di cinema e di teatro, oltre che autrice di libri e moglie felice (è sposata con Rodolfo Martinelli Carraresi, con il quale condivide anche un sodalizio artistico) e madre di due ragazzi, Antonio e Maria Cristina.
Come rifluisce questa sua difesa della donna nella professione di autrice e di attrice?
Spesso nei miei spettacoli porto in scena figure femminili forti, determinate, che hanno lasciato tracce tangibili nella storia. Si prenda ad esempio Galla Placidia, o la Regina delle Rose, Giovanna, figlia di Vittorio Emanuele III che andò in sposa al Re di Bulgaria e condivise con il marito le vicissitudini della difesa del suo popolo dal nazismo prima e dal nascente comunismo poi. Sono figure del passato che uso per parlare del presente, della necessità che abbiamo oggi di un rapporto nuovo, pulito, disintossicato tra gli uomini e le donne. E soprattutto per dire che le donne hanno tanto da offrire a una società più giusta e più umana.
Va in questo senso anche il suo più recente spettacolo intitolato Penthesilea?
Sì perché la Regina delle Amazzoni, nella mia versione, è una donna che dichiara guerra non agli uomini, ma solo alla parte peggiore di loro: l'essere guerrafondai e appunto violenti. Lo spettacolo diventa così una denuncia del machismo insito anche nella nostra società, per aprirsi alla costruzione dell'armonia tra il maschile e il femminile. Anche da questo dipende il nostro futuro, la capacità di trovare insieme - con rispetto reciproco e con amore - la risposta alle questioni più urgenti della nostra epoca, dalla povertà ai cambiamenti climatici, alla stessa pandemia.
Il teatro, però, proprio a causa della pandemia, oggi è fermo. Come sta vivendo questo momento?
Il mondo dello spettacolo dal vivo è stato messo a dura prova dal Covid. Ma occorre guardare avanti con speranza e progettare nuovi percorsi. Con mio marito ho organizzato Il T.E.I.M.T, che sta per Thematic Exhibition Independent Movie Theatre, cioè il primo Festival dedicato al movie theatre, la cui II edizione si svolgerà dal 2 al 10 dicembre in streaming sulla piattaforma INDIECINEMA (www.indiecinema.it). Saranno proposti numerosi spettacoli di autori contemporanei, accanto ad alcuni classici come Moby Dick, Novecento di Baricco e Aspettando Godot. Il movie theatre è una nuova frontiera. Non toglie niente alla fascinazione del palcoscenico, perché tutto viene registrato in teatro, ma al tempo stesso vi aggiunge l'arte della ripresa, che non è certo statica, coinvolgendo inoltre bravi e giovani filmaker, affinché facciano esperienza. Anche il pubblico può partecipare, guardando da casa con una modalità che ben si adatta alla disponibilità di tempo di ognuno.
Prima accennava a papa Francesco. Che cosa rappresenta per lei il Pontefice così attento all'universo femminile?
Per me è un profeta, che è arrivato al momento giusto per insegnarci a guardare le cose e gli uomini in maniera diversa. Con il suo accento sui poveri ci ha in qualche modo preparato anche a vivere questo tempo di sofferenza e di impoverimento. E contemporaneamente sta esercitando una paternità capace di consolazione, nel senso più bello e profondo del termine. La sua grandissima attenzione alle donne mi commuove. In questo penso che egli si sia inserito nel solco di suoi altrettanto grandi predecessori come Giovanni Paolo II, per portarne a compimento l'opera.